Psicologia: 90 mila esperti in Italia, identikit di un mestiere 'in rosa'

Da indagine pilota 1 su 5 non lo rifarebbe, 'serve salto qualità in formazione' 

Milano, 11 apr. (Adnkronos Salute) - Sono oltre 90 mila, per la precisione 90.382, concentrati soprattutto in Lazio (17.098) e Lombardia (15.752). E più di 8 volte su 10 sono donne: ben l'82%, contro un 18% di uomini. Stando ai dati forniti dal Consiglio nazionale dell'Ordine degli psicologi, in Italia quello del 'terapeuta della mente' è un lavoro decisamente in rosa, oltre che molto gettonato. Anche se, potendo tornare indietro, un professionista su 5 non lo rifarebbe. Almeno è quanto risulta da un'indagine pilota condotta online su un campione nazionale di 100 psicologi, che hanno risposto a una ricerca lanciata via web da Marco Mozzoni, candidato del Gruppo psicologi indipendenti per la Lombardia alle elezioni per il rinnovo del Consiglio dell'Ordine regionale, in programma da domani a lunedì.

I dati ottenuti "esprimono il bisogno sentito della psicologia italiana di fare un salto di qualità - afferma Mozzoni - di sprovincializzarsi, di allinearsi alla comunità scientifica internazionale e ai colleghi dei Paesi più avanzati, per poter finalmente ambire all'autorevolezza e rispettabilità che merita". Sembra infatti la formazione il 'cruccio' più grande degli psicologi che hanno partecipato all'indagine, in gran parte giovani (il 54% ha 31-40 anni). Il 31% non si ritiene soddisfatto della formazione ricevuta, tanto che il 19% non si iscriverebbe più al corso di laurea in psicologia e il 28% non sa. Addirittura, il 20% non sa se rifarebbe l'università. Benché il 71% abbia frequentato corsi post-laurea e il 49% dei master, il 59% di chi ne ha conseguito uno dice che il master non gli ha portato un lavoro. E ancora: il 96% non ha mai fatto ricerca all'estero, solo il 19% ha pubblicato o partecipato alla pubblicazione di uno studio su riviste internazionali, e solo il 20% è iscritto a una società scientifica. Degli psicologi intervistati, soltanto il 6% ha un dottorato di ricerca (il 4% l'ha conseguito in Italia, il 2% all'estero). (segue)

(Adnkronos Salute) - Dall'indagine emerge anche una scarsa dimestichezza con l'inglese: il 48% del campione ammette di non essere in grado di tradurre uno studio scientifico, il 76% che non potrebbe scrivere un 'paper' e il 70% che non riuscirebbe a tenere una relazione in inglese a un congresso. Il risultato è che il 50% degli intervistati non ha l'abitudine di leggere studi scientifici pubblicati su riviste internazionali, anche se non manca un 8% che ne legge in media più di 10 al mese. Gli psicologi italiani, almeno secondo la ricerca online, si aggiornano soprattutto attraverso corsi, congressi ed editoria specializzata, ma anche su Internet (citato come fonte dal 50%). Lavorano per lo più come professionisti nel proprio studio privato (76%); il 45% ha un proprio sito web e il 50% usa i social media per proporsi. Il 48% ha partecipato ad almeno un bando di concorso per accedere alla sanità pubblica, ma il 94% non ne ha mai vinto uno.

E in tempi di crisi, nel campione c'è anche un 60% che ha svolto o svolge lavori non da psicologo: pur restando iscritto all'Ordine c'è chi lavora nell'editoria e nell'educazione, ma anche chi fa il commesso o l'operatore di call center. Nonostante qualche difficoltà in patria, però, fare esperienze all'esterno non interessa per niente al 32%, mentre il 50% vorrebbe ma non ha potuto e il 18% le ha avute. Il 48% non ha mai preso in considerazione l'idea di lasciare l'Italia in cerca di lavoro; il 78% ha pronto un curriculum vitae in formato europeo, ma solo il 28% in lingua inglese. Il 62%, infine, ammette di non sapere come individuare o reperire contributi di ricerca Ue. Per Mozzoni "serve una riforma profonda della professione, che vada a rivedere sostanzialmente la formazione universitaria, le metodologie della ricerca, le modalità di svolgimento dei tirocini, gli standard minimi di qualità delle pratiche, la deontologia professionale". Inoltre "va promossa la collaborazione con altre figure professionali", dagli psichiatri ai 'counselor': "Non servono guerre di posizione contro l'altro professionista di turno, ma una collaborazione proficua fra professionisti seri e competenti".

 


Torna alle notizie di medicina / psicoterapia