Salute: mobbing e pregiudizi, la vita dei pazienti depressi sul lavoro

La fotografia da un'indagine 

Milano, 19 nov. (Adnkronos Salute) - Stigma e pregiudizi che trasformano l'ufficio in un inferno, con storie di mobbing lunghe anche più di 2 anni. E una malattia nella malattia quella che devono affrontare sul lavoro le persone colpite da depressione, secondo i risultati di un'indagine presentata oggi a Milano. La ricerca 'LiberaMente', di Doxa Pharma, ha coinvolto 700 pazienti con diagnosi di disturbo depressivo e gli psichiatri di 18 centri di eccellenza su tutto il territorio nazionale.

I malati intervistati, per il 64% donne e per il 36% uomini, sono in età lavorativa (18-60 anni, 46enni in media), in maggioranza coniugati (55%) e con figli (64%). La scolarità è medio alta e l'11% vive da solo. Il paziente medio ha ricevuto diagnosi di depressione dal medico curante da 6 anni e il 43% ha avuto 3 o più episodi depressivi negli ultimi 10 anni. L'82% è solo in terapia farmacologica, mentre il 14 % si cura sia con i farmaci che con la psicoterapia. La lista dei sintomi più gravi è lunga: tristezza manifesta (26%), tristezza riferita (29%), tensione interna (22%), riduzione del sonno (22%), incapacità di provare sensazioni (17%), pensieri pessimistici (14%), idee di suicidio (5%). Eppure il 16% dei pazienti trascorre più di 2 anni dai primi sintomi al ricorso al medico.

Oltre la metà dei pazienti con depressione si sente frustrato e deluso di se stesso e vorrebbe sentirsi socialmente più integrato; quasi il 50% ha una bassa percezione della propria autostima e lo stato di turbamento incide nelle sensazioni di almeno un terzo. L'indagine evidenzia inoltre un continuo ricorso ai servizi sanitari: negli ultimi 12 mesi quasi una volta al mese il malato si è rivolto al medico, e il 15% è stato ricoverato ed è rimasto in ospedale mediamente per 17 giorni. I pazienti intervistati dichiarano di essere stati assenti dal lavoro, a causa della loro malattia, per oltre 6 ore durante l'ultima settimana. Il 20% denuncia forti impedimenti sulle proprie attività giornaliere e un elevato grado di tensione emotiva. Il 7% ha subito mobbing per un tempo medio di 29,5 mesi. (segue)

(Adnkronos Salute) - "Abbiamo evidenziato una condizione per il paziente depresso gravemente debilitante - afferma Claudio Mencacci, presidente della Società italiana di psichiatria e direttore del Dipartimento di neuroscienze dell'ospedale Fatebenefratelli di Milano - ma nonostante questo ancora oggi in Italia molte persone rimangono senza trattamento. Bisogna fare uno sforzo per garantire le cure più adeguate e assicurare il potenziamento dei servizi sul territorio, e soprattutto evitare che le risorse per la salute mentale non siano oggetto di tagli".

"E' soprattutto la vita lavorativa - sottolinea Antonello Bellomo, presidente della Società italiana di psichiatria sociale, associato di Psichiatria all'università degli Studi di Foggia - ad essere inficiata dalla depressione" che spesso porta ad abbandonare il lavoro. Per questo l'Organizzazione mondiale della sanità "già nel 2001 stimava la depressione come seconda maggior causa di disabilità nelle proiezioni per l'anno 2020". E l'anno scorso la stessa Oms ha evidenziato che la depressione è già da considerare la seconda causa di disabilità dai 15 ai 44 anni. "Nei costi indiretti della depressione è necessario considerare anche la sofferenza e l'impegno assistenziale dei familiari", rileva Marco Vaggi, direttore Dipartimento salute mentale e dipendenze dell'Asl 3 Genovese. Ma "esistono numerose evidenze - precisa - che un riconoscimento precoce e un trattamento adeguato della depressione riducano nel lungo termine i costi diretti (terapie e ricoveri inappropriati) e indiretti del disturbo".

Per affrontare il disagio che le persone con depressione devono affrontare nella loro attività lavorativa, l'associazione Progetto Itaca ha dato vita a un centro per lo sviluppo dell'autonomia socio-lavorativa di persone con una storia di disagio psichico. Si tratta di un modello di integrazione sociale 'Clubhouse', elaborato da Clubhouse International che coordina più di 300 centri in tutto il mondo), perché le persone affette da disagio psichico possano avere il diritto di integrarsi nella società, di realizzarsi nel lavoro, di avere amici, di essere felici. Anche l'Osservatorio nazionale sulla salute della donna (Onda) è impegnato su questo fronte, evidenziando le pressioni e il forte stress fisico ed emotivo che pesano in particolare sulle donne: "Il netto aumento della quantità di lavoro cui la donna è sottoposta, i disturbi del sonno sempre più frequenti, soprattutto nelle grandi città, e l'escalation di episodi di violenza fra le pareti domestiche sono tutti fattori ad alto rischio".

 


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