Salute: troppo rumore fa male, i rischi dell'inquinamento acustico

Può causare ipoacusia, vertigini, aumento di pressione e insonnia 

Roma, 28 feb. (Adnkronos Salute) - Ipoacusia, danni al timpano, vertigini; aumento della pressione e del battito cardiaco, disturbi del sonno, interferenza con la comunicazione verbale: questi i danni più comuni che può causare l'esposizione eccessiva al rumore. Ma se la differenza tra suono e rumore è soggettiva e un impianto hi-fi a tutto volume può essere melodia per qualcuno e rumore assordante per un altro, leggi e strumenti di misurazione definiscono i livelli di rischio legati a un’eccessiva esposizione al rumore. Proprio di queste valutazioni si occupano, in particolare, i Tecnici competenti in acustica ambientale del Centro di Ricerche Ambientali di Pavia e di Padova in stretta collaborazione con i medici di medicina del Lavoro dell'Irccs Fondazione Salvatore Maugeri.

Figure specializzate che, in base alla Legge Quadro sull’inquinamento acustico (L. 447/95), offrono assistenza nella valutazione previsionale dell’impatto acustico alle aziende private, nel caso di apertura di nuove attività, e ai Comuni, per la definizione del Piano di zonizzazione acustica volto a individuare le aree del territorio dov’è richiesta una maggior tutela e un'azione di bonifica. "Il rumore rappresenta un importante fattore di rischio per la salute dei lavoratori e, in misura e modi diversi, della popolazione generale non professionalmente esposta al rischio. La Legge 447/95 - afferma Francesco Frigerio, fisico del Centro di Ricerche Ambientali di Pavia e Padova della Fondazione Maugeri - riconosce le diverse forme di inquinamento acustico e stabilisce i principi fondamentali in materia di tutela sia negli ambienti di lavoro, sia negli ambienti di vita".

"Inoltre, - prosegue Giuseppe Taino, dell’Unità Operativa Ospedaliera di Medicina del Lavoro dell’Istituto Scientifico di Pavia - le indagini condotte dall’Inail pubblicate lo scorso luglio hanno evidenziato che l’ipoacusia da rumore è la seconda causa di malattia professionale. Dei circa 6 mila casi emersi nel 2010 il 16% riguardavano lavoratori che operano nel settore dell’industria e dei servizi, con un picco del 25% al Nord-Ovest e al Sud, e l’8% soggetti che sono impiegati nel settore agricolo". Secondo i dati Ocse l'inquinamento acustico ambientale è attribuibile per il 63% al traffico stradale, per il 20% agli impianti industriali, per il 14% al traffico aereo e per il 6% a quello ferroviario. (segue)

(Adnkronos Salute) - "Il suono - prosegue Frigerio - può danneggiare l’apparato uditivo quando il livello supera gli 80 dB(A); con l'esposizione ripetuta e prolungata a questo livello sonoro, per le 8 ore di lavoro, devono essere presi dei provvedimenti per evitare il rischio di ipoacusia. Inoltre, l’esposizione a rumore superiore a 140 decibel di picco possono portare un danno irreversibile al timpano (il rumore di urti e esplosioni). Per questo nell’ambiente di lavoro è necessario limitare i rumori impulsivi e proteggersi se si praticano attività a rischio come la caccia e il tiro a segno".

Diversa è la valutazione che riguarda l’inquinamento acustico ambientale, configurabile "già in presenza di immissioni di livelli superiori a 40 dB(A) durante la notte e 50 dB(A) durante il giorno". È stato inoltre rilevato che l’esposizione cronica a rumore può dar luogo a una serie di altri effetti non legati prettamente a un danno dell’apparato uditivo: problemi psicologici e comportamentali, disturbi del sonno, aumento della pressione sanguigna e della frequenza cardiaca, interferenza con la comunicazione verbale e la così detta sindrome da stress, legata all'esposizione continuativa a rumori che stanno tra i 65 e 70 dB(A).

 


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