Sanità: allarme nefrologi, con la crisi dialisi 'appaltata' ai privati

10% servizi esternalizzato da ospedali per risparmiare, punte di 80% al Sud 

Milano, 6 dic. (Adnkronos Salute) - Scende il Pil, sale la spesa sanitaria e gli ospedali cercano di risparmiare tagliando qualche voce. Per esempio affidando a esterni la dialisi, la terapia che permette di depurare il sangue delle persone con i reni 'fuori uso'. In Italia sono circa 40 mila i pazienti dializzati, ognuno costa circa 35 mila euro all'anno e il bilancio è destinato a crescere insieme ai numeri dell'insufficienza renale cronica, legati a doppio filo all'invecchiamento della popolazione. E così, alle prese con budget sempre più risicati, per far quadrare i conti molti ospedali hanno iniziato ad 'appaltare' la dialisi a società private: "In Italia la percantuale di servizi esternalizzati sfiora ormai il 10%, ma nel Lazio si arriva 45%, in Campania al 60% e in Sicilia addirittura al 78%". Stime fornite all'Adnkronos Salute dalla Società italiana di nefrologia (Sin), che lancia l'allarme e dice no al business della dialisi in outsourcing.

"L'esternalizzazione dei servizi, tradizionalmente, è molto diffusa nel Sud Italia - spiegano dalla Sin - Fino ad oggi era gestita da piccole società, ma adesso stanno entrando in Italia grandi società internazionali che stanno diffondendo la pratica in tutto il territorio". Il fenomeno è stato discusso in occasione di una tavola rotonda organizzata nei giorni scorsi dai nefrologi, che sul tema si sono confrontati con amministratori, costituzionalisti, rappresentanti dei pazienti e del mondo dell'industria. Il problema, osservano i medici dei reni, è che "nel decennio 2002-2011 la spesa sanitaria pubblica è risultata sistematicamente superiore alle risorse disponibili. Ciò ha comportato il ricorso crescente a misure come il taglio dei posti letto, aumento dei ticket sanitari, provvedimenti sul prezzo dei farmaci e sui dispositivi, e, appunto, l'esternalizzazione dei servizi".

La tendenza all'outsourcing è trasversale e in continuo aumento, parallelamente all'epidemia di patologie croniche legate all'allungamento della vita media. Ma la Sin non ci sta: "La gestione dei servizi dialitici all'esterno non può essere la risposta alla necessità di gestire le sempre maggiori cronicità, la grande sfida dei sistemi sanitari pubblici", dicono gli esperti. A rischiare, avvertiono, sono i malati. (segue)

(Adnkronos Salute) - "L'outsourcing dei servizi di diagnosi e cura da parte di enti pubblici - afferma Giovambattista Capasso, presidente della Società italiana di nefrologia - ha senso solo quando interviene per garantire efficienza e appropriatezza a strutture pubbliche, che per qualsiasi motivo non siano in grado di assicurare questi requisiti ai cittadini. Questo non sembra applicarsi nel nostro Paese al settore della dialisi, che vanta risultati clinici di assoluta eccellenza (il tasso di mortalità dei dializzati italiani è uno dei più bassi del mondo) a costi contenuti. In un contesto già virtuoso nei costi ed eccellente nei risultati clinici, non è verosimile che l'outsourcing consenta di ottenere alcun beneficio, neanche in termini di costi".

L'esternalizzazione dell'intera filiera dei servizi nefro-dialitici, incalzano gli esperti della Sin, potrebbe avere "implicazioni potenzialmente negative per l'azienda pubblica e per i cittadini", perché "con l'esternalizzazione dei servizi il Sistema sanitario nazionale perde definitivamente delle competenze cruciali".

"Con l'invecchiamento della popolazione si è verificato un aumento della spesa per i malati cronici - osserva Giorgio Battaglia, direttore dell'Unità operativa complessa di nefrologia e dialisi dell'ospedale di Acireale (Catania) - ed è proprio la gestione delle cronicità la più grande sfida per i sistemi sanitari pubblici. A tale proposito bisogna chiedersi se intraprendendo la strada delle esternalizzazioni si ottiene realmente efficienza e buone cure e se è nell'interesse degli ammalati, nel nostro caso dei dializzati. Meglio sarebbe - conclude lo specialista - perseguire la strada della razionalizzazione e della riorganizzazione delle risorse del sistema sanitario pubblico".

 


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