Sanità: 9 mila italiani l'anno entrano in dialisi, percorso gestione nefropatici

Progetto di 6 regioni presentato al Forum Risk Management 

Arezzo, 21 nov. (Adnkronos Salute) - Novemila pazienti ogni anno entrano in dialisi, con una spesa pari a circa 50.000 euro l'anno a testa. Al VII Forum 2012 Risk Management in sanità, in corso ad Arezzo, arriva un nuovo percorso di governance per la corretta gestione del paziente nefropatico. Un lavoro portato a termine da sei regioni italiane - Piemonte, Toscana, Puglia, Lombardia, Sicilia e Sardegna - che si sono fatte carico di razionalizzare il percorso diagnostico, terapeutico e assistenziale dei pazienti con insufficienza renale cronica con un preciso obiettivo: presentare la proposta in Conferenza Stato-Regioni, per un recepimento condiviso da parte di tutte le Regioni.

Portavoce della proposta è Marino Nonis, direttore sanitario dell'Ospedale Cristo Re di Roma e coordinatore del progetto. Il nuovo percorso si basa su tre pilastri: organizzazione dei centri dialisi, valutazione delle scelte terapeutiche e scelta dei setting assistenziali. "Data la complessità di questa patologia - spiega Nonis - la presa in carico dei pazienti deve essere supportata da una rete di servizi, non solo sanitari. In questo senso il mix assistenziale proposto non può dipendere solamente dalle caratteristiche della rete dei servizi e dai setting degli erogatori, ma deve offrire maggiore varietà e complessità. Nell’ottica di una diversificazione, l’offerta deve contemplare oltre alla struttura ospedaliera anche il distretto, i centri ambulatoriali, le residenze non ospedaliere, l’assistenza domiciliare, oltre a prevedere professionisti sempre più qualificati sulle nuove modalità di assistenza".

La proposta, sottoscritta dall'associazione nazionale dei pazienti in dialisi (Aned), ha ottenuto il plauso anche da parte della Società italiana di nefrologia. "Aumentare, fino a raddoppiare, il numero di pazienti in dialisi trattati a domicilio con una gestione a 360 gradi che prenda in carico il paziente - commenta Giovanbattista Capasso, presidente della Sin - rappresenta non solo un obiettivo che vogliamo raggiungere nei prossimi anni, ma anche una vera e propria sfida per il Ssn. Sono infatti circa 9.000 i pazienti che ogni anno entrano in dialisi con una spesa pari a circa 50.000 euro l'anno, per un totale di 2 miliardi e 350 milioni. Raddoppiare il numero dei pazienti trattati a domicilio in 5 anni - prosegue - farebbe risparmiare alla casse dello Stato circa il 30% della spesa, oltre a migliorare la qualità di vita dei pazienti stessi". (segue)

(Adnkronos Salute) - In Italia alcune Regioni hanno già avviato politiche di rimborso economico per i pazienti che svolgono la terapia dialitica a casa. Infatti, come spiega nel suo intervento al Forum aretino Alfonso Pacitti, componente del comitato scientifico dell’Osservatorio regionale malattia renale cronica della Regione Piemonte, "in Piemonte, grazie al contributo economico che la Regione dà ai pazienti, si è incrementato il numero di terapie domiciliari e si sono ridotte di 1/3 le spese di gestione della malattia da parte della sanità pubblica regionale. A oggi politiche simili sono state messe in atto anche dalla Sicilia, dalla Puglia e dalla Sardegna. Attualmente in dialisi vi sono 45.000 pazienti e ogni anno circa 10.000 nuovi casi di pazienti prevalentemente anziani".

Numeri importanti per una patologia grave, invalidante, con forti ripercussioni non solo sulla persona ma sull’intero contesto familiare. Le caratteristiche dei pazienti che arrivano alla dialisi si sono modificate negli ultimi anni. E' aumentata l’età media, che oggi si avvicina ai 70 anni. Sono diventati sempre più numerosi i pazienti complessi, affetti da altre patologie, quali malattie cardiovascolari e diabete. Con un carico sempre più importante per le strutture sanitarie. Una risposta a questi cambiamenti può venire dalla deospedalizzazione del trattamento dialitico, grazie a un maggior ricorso alla dialisi domiciliare, in particolare a quella peritoneale.

Sotto il profilo tecnico la dialisi peritoneale espone l’organismo a un minore stress emodinamico, garantisce un buon controllo dell’anemia e un minor rischio di disturbi del ritmo cardiaco, non necessita di un accesso vascolare e salvaguarda la funzione renale residua, evidenzia gli esperti. Tuttavia, a oggi la percentuale di utilizzo di questa metodica non supera il 10%, mentre gli studi dicono che si potrebbe arrivare fino al 30%.

 


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