Medicina: Giuseppe Remuzzi presidente Società mondiale nefrologia

Primo italiano a capo Isn, priorità Paesi poveri, mamme-bimbi e progetto '0 by 25' 

Milano, 4 giu. (Adnkronos Salute) - (EMBARGO ALLE 24.00) - Un italiano alla guida dei medici dei reni di tutto il mondo. Giuseppe Remuzzi, direttore Ricerche dell'Istituto Mario Negri di Bergamo, è da oggi e per i prossimi due anni (2013-2015) il nuovo presidente della Isn, la Società internazionale di nefrologia. Il passaggio di consegne è avvenuto a Hong Kong, in occasione del Congresso mondiale di nefrologia 2013. Remuzzi, bergamasco, 64 anni, è il primo italiano a cui viene affidato questo incarico che lo vedrà a capo del comitato responsabile delle attività e dei programmi della società attiva a livello mondiale.

Fondata nel 1960, l'Isn collabora con oltre 75 società scientifiche nazionali che si occupano di malattie renali, e rappresenta più di 10 mila nefrologi di 126 nazionalità. Remuzzi ne fa parte dal 1984. Tre le priorità fissate dal medico per il suo mandato: promuovere le attività di prevenzione e cura nei Paesi poveri, realizzare un programma per la salute di mamme e bambini, e lanciare il progetto '0 by 25': "Ci poniamo l'obiettivo - è la sfida del nefrologo - che entro il 2025 nessuna persona al mondo colpita da insufficienza renale acuta debba morire per mancanza di cure".

Laureato in Medicina e chirurgia a Pavia nel 1974, nel 1980 Remuzzi si è specializzato alla Statale di Milano in Nefrologia medica. Dal 2011 dirige il Dipartimento di medicina dell'azienda ospedaliera 'Papa Giovanni XXIII' di Bergamo, dopo una lunga carriera nella struttura (ex ospedali Riuniti). Dal 1984 coordina le attività di ricerca del Mario Negri della città orobica, e dal 1992 anche quelle del Centro ricerche cliniche per le malattie rare 'Aldo e Cele Daccò'. Unico italiano membro del comitato di redazione di 'Lancet' e 'Nejm', ha avuto esperienze anche ai vertici di altre riviste ed è editorialista per il Corriere della Sera. Membro del Gruppo 2003 per il rilancio della ricerca in Italia, vanta un 'palmares' fitto di riconoscimenti internazionali (uno su tutti il 'John P. Peters Award', massimo riconoscimento nel campo della nefrologia, ottenuto nel 2007) e studi noti in tutto il mondo: dai progressi contro il rigetto post-trapianto e le liste d'attesa per un rene nuovo, alle potenzialità delle staminali per rigenerare tessuti e organi danneggiati. (segue)

(Adnkronos Salute) - "Durante la mia presidenza - dichiara Remuzzi - vorrei porre una particolare attenzione all'insufficienza renale acuta nei Paesi poveri e in via di sviluppo", dove oggi "non si fa prevenzione o diagnosi tempestiva, e non esiste praticamente la possibilità di offrire ai pazienti la dialisi. La sfida per la comunità nefrologica internazionale è quella di supportare lo sviluppo di strategie nei Paesi a basso reddito che permettano diagnosi tempestive dell'insufficienza renale acuta e garantiscano l'accesso a trattamenti di sostituzione della funzione renale per quei pazienti con malattie potenzialmente reversibili. Dovrebbe essere moralmente inaccettabile che delle persone, soprattutto giovani, continuino a morire per insufficienza renale acuta non curata. In questo contesto vorrei lanciare una nuova iniziativa legata alla mia presidenza, che potrebbe essere seguita da altre. La mia sarà '0 by 25'".

Secondo Remuzzi "la prevenzione e la cura dell'insufficienza renale acuta dovrebbe essere considerata un diritto umano, al pari delle cure per l'Aids, delle vaccinazioni e dell'istruzione. L'Isn deve sostenere una campagna per cui nessuno più dovrebbe morire per insufficienza renale acuta nelle zone più povere dell'Africa, Asia e America del Sud entro il 2025. Questa campagna richiede il sostegno dei ministri della Salute, così come di sistemi di governance robusti per poter attuare decisioni. Per far ciò si potrebbe anche sfruttare la collaborazione con l'Organizzazione mondiale della sanità, che abbiamo sviluppato negli ultimi anni".

Un altro obiettivo di Remuzzi riguarda mamme e bambini. "Per migliorare la salute di una nazione bisogna partire dalle mamme", avverte il nefrologo. Perciò "vorrei fortemente che l'Isn promuovesse un grande programma di 'Promozione della salute materno-infantile, con lo scopo di affrontare le patologie in maniera radicale. L'ipotesi dell'origine fetale delle malattie croniche non trasmissibili nella popolazione adulta, come l'ipertensione arteriosa sistemica, il diabete e le malattie renali croniche - ricorda - ha trovato conferme a livello sperimentale ed epidemiologico durante l'ultimo ventennio. Prematurità e basso peso alla nascita sono frequenti nei Paesi in via di sviluppo. Questi meccanismi fanno sì che molti bambini siano a rischio di sviluppare insufficienza renale cronica e malattie cardiovascolari da adulti".

 


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