I medici, non solo 'scartoffie', ora e' allarme burocrazia digitale

 

Milano, 23 mag. (Adnkronos Salute) - L'era della sanità digitale è davvero cominciata in Italia? E soprattutto: semplifica la vita? Per i medici di famiglia la risposta è univoca: "No. Anzi, oltre alle classiche 'scartoffie', la dimensione telematica ha creato una nuova entità: la 'teleburocrazia'", sintetizza con una punta di ironia Paolo Misericordia, medico di famiglia e responsabile del Centro studi della Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale). Carta e byte: sono due i macigni che ora gravano sui camici bianchi. Allo stato attuale, assicurano gli addetti ai lavori, l'operazione 'addio carta', con la nascita di cartelle cliniche, ricette e fascicoli sanitari elettronici, non ha 'smaterializzato' i carichi burocratici. Per i professionisti, ma anche per i pazienti che ancora oggi sono costretti a lunghe code e alla via crucis fra gli uffici.

"Prendiamo le prescrizioni - spiega Misericordia all'Adnkronos Salute - Oggi abbiamo oltre 50 esenzioni ticket e sono state ormai prodotte un centinaio di note Aifa (che consentono la prescrivibilità di certi farmaci solo a determinate condizioni), alcune delle quali sono andate soppresse nel tempo. Su questi dati il medico ha una grande responsabilità", trattandosi di pazienti e questioni di portafoglio, "e deve inoltre informare il suo assistito, avendo la delega informativa". In una situazione simile, sottolinea l'esperto, "il personale di segreteria diventa indispensabile punto di riferimento per il medico su questo fronte e depositario di una parte significativa delle informazioni di carattere burocratico". Ma il problema è che, soprattutto con la crisi, sempre più medici devono fare a meno della segretaria. Prendendo in considerazione una grande Azienda sanitaria locale del Nord Italia, l'Asl di Milano, i numeri dicono che su un totale di 1.117 medici di famiglia, solo 402 hanno il personale di segreteria, circa un terzo, e 751 sono in associazione (di vario tipo).

La burocrazia è un peso tale che, secondo un'indagine campionaria sul pensionamento, condotta da Enpam e Centro studi Fimmg su oltre 2 mila medici, per i camici bianchi italiani migliori condizioni di lavoro e minore burocrazia sono i primi due requisiti che potrebbero incoraggiare a continuare il mestiere. A far impazzire i medici di famiglia sono, fra le altre cose, le certificazioni: "C'è una buona dose di certificati assolutamente inutili che espongono il medico a un'importante mole di responsabilità", sottolinea Misericordia.

Quanto invece al sottoinsieme dei certificati di malattia, "i camici bianchi - precisa Misericordia - devono certificare solo se vedono". Per cui il paziente, anche per periodi brevissimi di malattia, è costretto a presentarsi subito in studio, magari nel pieno di un'influenza o una gastroenterite, quando dovrebbe stare a letto. Oppure il medico deve andare a domicilio. "Sarebbe invece più corretto, per assenze di 24 ore, che il paziente rimanesse in casa e firmasse un'autodichiarazione. In altri sistemi sanitari, per esempio del Nord Europa, esiste proprio l'autoattestazione di non idoneità lavorativa per un budget di giorni annuali".

E la teleburocrazia non alleggerisce i problemi: "Un'ulteriore deriva". Anche sull'attività certificativa online, continua Misericordia, "noi medici non siamo stati coinvolti all'atto di stabilire le modalità di preparazione dei certificati di invalidità e malattia. Ci siamo trovati catapultati in una realtà che all'inizio era da incubo. Il sistema non era pronto, ma l'uso telematico era imperativo e il mancato adeguamento prevedeva sanzioni. Per i primi tempi si è arrancato, poi il sistema si è adattato diventando più compatibile alla professione".

La responsabilità non è da poco: "Noi dobbiamo segnalare sul certificato l'esatta residenza del paziente - con indirizzo, numero civico e cap - per la visita fiscale. E poiché errare è umano, in presenza di un 'refuso' esponiamo il paziente alla possibilità che il medico fiscale non lo trovi. Cosa che fa sfumare l'indennità di malattia". Così i medici sono corsi ai ripari: "E ora le assicurazioni professionali coprono anche questo specifico rischio amministrativo, nell'eventualità che il paziente si rivalga sul dottore per la mancata corresponsione dell'indennità di malattia dovuta a un errore di compilazione del certificato".

Non solo errori medici, ma anche burocratici. Sulla stessa barca, che rischia di affondare sotto il peso della modulistica, anche i camici bianchi degli ospedali. Un esempio? Il 50% delle ore di lavoro degli oncologi in corsia si perde tra le carte. Lo ha denunciato di recente Roberto Labianca, presidente Cipomo, associazione dei primari oncologi medici ospedalieri, che ha quantificato lo spazio dedicato alle scartoffie in uno studio condotto due anni fa e oggi aggiornato "alla luce dei cambiamenti".

Lamentano rallentamenti da burocrazia i ricercatori italiani, che assistono al sorpasso di colleghi d'Oltreoceano su studi che in Italia restano al palo. Mentre i medici di famiglia segnalano anche i carichi aggiuntivi che derivano da "moduli supplementari creati dalle Asl. Ci dobbiamo difendere da un sistema che produce continuamente burocrazia". 'Soma informatica', la chiamano i camici bianchi che non perdono occasione per sottolineare anche i continui rallentamenti del sistema.

E poi c'è il caso ricetta elettronica. Un processo, spiega Misericordia, "la cui tappa finale non può che essere condivisibile: il medico che fa la prescrizione telematica la recapita a un server remoto, a cui il farmacista può accedere nel momento in cui il paziente si presenta per l'acquisto, cancellando dal sistema la prescrizione andata a buon fine". Una catena simile al momento "è una chimera. Per raggiungerla siamo vincolati a percorso provvisiorio che ci crea problemi operativi infiniti", con il rischio di perdere per strada la possibilità di prescrivere in maniera rapida, l'automatismo che "permette di smaltire le 150 frequentazioni giornaliere dello studio. Un medico di famiglia, per dare un'idea, scrive circa 3 certificati di malattia e 200 ricette per farmaci al giorno". Oggi il sistema della ricetta elettronica prevede "complicazioni decise, senza coinvolgere la professione, da Sogei, braccio operativo del ministero delle Economia e delle Finanze".

Nella fase di interregno fra l'analogico e il digitale, "il medico - spiega Misericordia - dovrebbe usare sistemi per allineare le ricette cartacee con dei contatori elettronici. Per ovviare al problema sarebbero disponibili dei pacchetti di numeri di ricette elettroniche che vengono assegnati ai medici e dovrebbero essere stampati sulle ricette cartacee prescritte che mantengono il loro codice. Ma questo può succedere solo nelle regioni che hanno il cosiddetto Sar (sistema di accoglienza regionale), non in quelle che fanno riferimento al Sac (Sistema di accoglienza centralizzato)".

Nel panico generale, ognuno si organizza diversamente. E per esempio i medici di medicina generale delle Marche hanno deciso di evitare completamente l'invio delle ricette elettroniche, ritenendolo per come veniva proposto un meccanismo incompatibile con la professione. Effetti del 'digital divide', che in Italia esiste eccome. Per i pazienti i problemi invece sono altri: quello che lamentano più spesso sono le lunghe attese, le code. Un classico è il doppio passaggio: visita dallo specialista, che non usa la ricetta rossa e scrive esami e farmaci sul foglio bianco, e tappa dal medico di famiglia che li passa sul ricettario regionale.

Ancora più emblematica la trafila per ottenere una sedia a rotelle elettronica: prima fermata l'ufficio competente per la domanda di invalidità (legge 104); poi dal medico curante che compila la richiesta precisando che la difficoltà di movimento è legata alla stessa diagnosi per cui si è richiesta l'invalidità; altra tappa lo specialista della malattia diagnosticata, che dopo una visita (domiciliare nel caso di una persona impossibilitata a muoversi) dà il permesso di chiedere un preventivo. Segue fermata, con modello da compilare, al negozio specializzato in articoli sanitari per il preventivo. Passaggio obbligato a questo punto è l'Asl che deve approvare e di nuovo il negozio per ordinare la sedia che viene consegnata con un numero di serie timbrato. E non è finita: la carrozzina deve essere collaudata dallo specialista. E per concludere la pratica, le carte vanno riportate all'Asl. Succede in una Regione del Sud Italia, ma sulla burocrazia tutta l'Italia è paese.

 


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