Medicina: studio italiano svela sensibilità al glutine 'non celiaca'

E' condizione eterogena, ma colpisce 33% pazienti con colon irritabile 

Roma, 22 mar. (Adnkronos Salute) - Essere sensibili al glutine significa avere sintomi simili a quelli della celiachia e dell’allergia al grano senza essere affetti da nessuna delle due patologie. Si tratta di una situazione che, al contrario della malattia celiaca, potrebbe essere transitoria e potrebbe risolversi dopo un periodo di alimentazione senza glutine o frumento. La sensibilità al glutine è causa di mal di testa, nausea, irritazione intestinale, stanchezza, dolori muscolari e molti altri problemi a cui, se si ignora la propria condizione di sensibilità, non si sa dare spiegazione. Ora lo studio italiano pubblicato sulla rivista 'American Journal of Gastroenterology' ha realizzato la prima fotografia italiana dei soggetti affetti da sensibilità al glutine non celiaca. Una ricerca presentata in occasione del IXX Congresso nazionale della Federazione italiana società malattie apparato digerente), in programma in questi giorni a Bologna.

“I nostri risultati confermano senza dubbio l’esistenza della sensibilità al glutine non celiaca e la connotano come una condizione eterogenea, che include differenti sottogruppi di pazienti - afferma Antonio Carroccio, coordinatore dello studio e direttore dell' Unità di medicina degli Ospedali Riuniti di Sciacca – di questi, una percentuale rilevante, circa il 33% con Sindrome del colon irritabile (Ibs), sono risultati realmente sensibili al glutine dopo essere stati sottoposti al trial in doppio cieco".

"In realtà - precisa Carroccio - dato che il challenge in doppio cieco è stato eseguito con farina di frumento e non con glutine puro sarebbe meglio parlare di ipersensibilità al frumento. I pazienti sensibili al glutine possono quindi essere suddivisi in due categorie: quelli che accusano disturbi solo quando assumono glutine o frumento e quelli che devono evitare anche altri alimenti, perché accusano sintomi oltre che con l’assunzione del frumento anche con l’assunzione di latte vaccino e derivati, uovo e altri cibi. Si può affermare quindi - sottolinea - che i pazienti che soffrono di ipersensibilità al glutine o frumento mostrano caratteristiche cliniche più simili ai pazienti celiaci, mentre i pazienti che hanno più intolleranze attive hanno caratteristiche più simili ai pazienti allergici". (segue)

(Adnkronos Salute) - Lo studio è stato realizzato su oltre 250 pazienti, con l’obiettivo di indagare e confermare la sensibilità al glutine, definita come 'non celiaca', ed ottenere le prime indicazioni sui marker diagnostici, sierologici ed istologici che, al momento, sono ancora mancanti per questa patologia. "Uno dei principali elementi di novità dello studio – commenta Carlo Catassi, coordinatore del 'Dr. Schär Institute' e ordinario di pediatria all’università Politecnica delle Marche – oltre al numero di pazienti esaminati, che fino a questo momento non ha paragoni, è stato quello di poter analizzare retrospettivamente un database, rigorosamente elaborato in doppio cieco, di oltre 10 anni di lavoro di un centro specialistico nel campo delle intolleranze e delle allergie alimentari".

"In pratica sono state riviste retrospettivamente tutte le cartelle di pazienti messi, in cieco, a dieta senza glutine - prosegue Catassi - e in seguito riesposti a questa molecola analizzandone le caratteristiche cliniche comuni e tracciando così la prima fotografia italiana dei soggetti affetti da sensibilità al glutine non celiaca".

“In conclusione - avverte Carroccio – per quanto riguarda la sensibilità al glutine non celiaca, sebbene tuttora sia possibile fare una diagnosi soltanto sul piano clinico per esclusione, tutti questi elementi che stiamo aggiungendo rappresentano ulteriori passi avanti, quali indicatori di sospetto che ci permetteranno di avere dei motivi sempre più solidi per approfondire l’anamnesi".

 


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