Farmaci: ormoni tiroidei per 3% italiani, 2 su 3 non rispettano indicazioni

Esperti, formulazione liquida migliora qualità vita malati ipotiroidismo 

Milano, 27 mar. (Adnkronos Salute) - Circa 3 italiani su 100 assumono ormoni per sopperire al mancato funzionamento della tiroide. Ma il 37% di chi soffre di ipotiroidismo si sente "diverso" a causa della malattia; il 31% è preoccupato per la "dipendenza a vita" da un farmaco, e 2 pazienti su 3 ammettono di non rispettare le indicazioni del medico. Una cattiva abitudine confermata dagli stessi camici bianchi, convinti che un paziente su 2 (48%) abbia scarsa adesione alla terapia con levotiroxina, farmaco di riferimento contro l'ipotiroidismo. E' quanto emerge da un'indagine condotta da Doxa per conto di Ibsa farmaceutici, illustrata oggi a Milano insieme a una formulazione liquida monodose della terapia, che promette di migliorare l'aderenza al trattamento e la qualità di vita dei pazienti.

La ricerca, condotta su un campione rappresentativo di 243 persone con ipotiroidismo, è nata per far luce sulle abitudini dei pazienti considerando che, spiega il responsabile dell'indagine Giuseppe Venturelli, "diversi studi evidenziano che in molti casi la mancata risposta clinica alla terapia con levotiroxina può dipendere da errate modalità di assunzione del farmaco". Enrico Papini dell'Associazione medici endocrinologi, direttore di Endocrinologia e malattie metaboliche all'ospedale Regina Apostolorum di Albano Laziale, sottolinea come "circa il 3% degli italiani è in terapia sostitutiva tiroidea. Poiché la media dell'età di inizio del trattamento è di poco superiore ai 40 anni, la terapia sostitutiva è destinata a influenzare il benessere della maggior parte dei pazienti ipotiroidei per un periodo di oltre 30 anni".

"La levotiroxina in monoterapia - continua Papini - rappresenta il trattamento di scelta nei pazienti ipotiroidei che, grazie alla lunga emivita" del farmaco, "assumono una singola dose giornaliera, la cui quantità deve però essere calibrata attentamente persona per persona. Purtroppo, in alcuni pazienti, anche dopo ripetuti aggiustamenti, non si riesce a ottenere il risultato desiderato". Inoltre, affinché la levotiroxina sia pienamente efficiente, si raccomanda di prenderla la mattina, a digiuno, e di attendere almeno 30 minuti prima di fare colazione. L'indagine Doxa rileva invece che il 66% dei pazienti fa colazione prima dei 30 minuti raccomandati. (segue)

(Adnkronos Salute) - Secondo Antonio Gasbarrini, professore ordinario di Gastroenterologia dell'università Cattolica di Roma, "la somministrazione di levotiroxina in soluzione orale liquida determinerebbe un assorbimento migliore rispetto a quello osservabile con le formulazioni solide in tutti i pazienti con problematica gastroenterologiche, e anche nei soggetti pediatrici, diabetici, anziani". Per Salvatore Maria Corsello, professore associato di Endocrinologia della Cattolica di Roma, "la formulazione orale liquida della tiroxina consente una netta riduzione dei tempi di attesa tra l'assunzione del farmaco e la prima colazione, elemento veramente essenziale per migliorare l'aderenza del paziente alla terapia".

Francesco Trimarchi, presidente eletto della Società italiana di endocrinologia, ordinario di Endocrinologia e direttore di Endocrinologia al Policlinico Gaetano Martino di Messina, ricorda l'importanza della prevenzione per la salute della tiroide: la piena funzionalità della ghiandola "richiede che l'organismo disponga di iodio, un micronutriente che scarseggia in quasi tutto il mondo, essendo stato rimosso nell'era quaternaria dallo scioglimento dei ghiacciai e dalla successiva formazione degli oceani, che contengono infatti grandi quantità di questo oligoelemento. La profilassi con sale arricchito in iodio è la più semplice e sicura misura di prevenzione. Tale semplice misura igienico-alimentare è capace di eliminare il gozzo endemico e le sue complicazioni". In particolare, "tutte le donne più o meno giovani che programmano una gravidanza dovrebbero giungere al concepimento dopo un adeguato periodo di profilassi iodica".

"La nostra esperienza - afferma Anna Maria Biancifiori, presidente del Cape (Comitato associazioni pazienti endocrini - ci conferma l'utilità di un dialogo aperto tra noi, associazioni di pazienti, le società scientifiche e il mondo delle aziende farmaceutiche per migliorare le informazioni, la consapevolezza sulle diverse patologie e lo scambio di esperienze. E questo è anche l'obiettivo del progetto Ipo-Pop (Ipotiroidismo e popolazione) avviato lo scorso anno, che attraverso incontri tra medici e pazienti vuole migliorare questo dialogo. Gli eventi 2013 sono ripresi il 16 marzo a Gubbio; seguiranno incontri a Cagliari il 25 maggio, a Pavia il 1 giugno, e in date ancora da definire a Messina, Palermo, Napoli e Milano".

 


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