Tumori: malattie sangue quarte a Milano, le donne vivono di più

7 casi ogni 100 diagnosi, ma sopravvivenza 'record' anche rispetto a Nord Italia 

Milano, 14 mar. (Adnkronos Salute) - I tumori del sangue sono quarti in classifica tra le neoplasie più frequenti a Milano. Ogni 100 casi di cancro diagnosticati in un anno, 7 sono leucemie o linfomi, che per incidenza (nuovi casi per anno) vengono subito dopo i tumori al seno e alla prostata, quelli al colon-retto e i tumori al polmone. "Una frequenza inaspettatamente alta, bilanciata però dai dati di sopravvivenza, che sono nettamente migliori rispetto anche ad altre zone del Nord Italia". E "in particolare, le donne hanno una sopravvivenza del 63% a 5 anni dall'inizio delle cure". Un messaggio di speranza quello lanciato da Enrica Morra, direttore di Ematologia all'ospedale Niguarda di Milano, da una due giorni in corso all'Hotel Michelangelo del capoluogo lombardo, che riunisce i nomi più noti del settore.

Le malattie ematologiche, benché appena fuori dal podio delle più frequenti sotto la Madonnina, stando a recenti dati epidemiologici milanesi non sono tra le prime cause di morte: entrano "in coda alle prime 10", sottolinea Morra. L'età media dei pazienti è 50 anni e gli uomini sono più colpiti delle donne, che rispondono anche meglio ai trattamenti. Strategica nella lotta alle patologie tumorali ematologiche è la presenza di centri ad alto livello di specializzazione. Come pure lo sono, evidenziano gli specialisti, i nuovi modelli di organizzazione multidisciplinare. La Lombardia, per esempio, è all'avanguardia con il Niguarda Cancer Center che "mette insieme tutte le competenze oncologiche e quelle presenti in un ospedale generale su ogni patologia oncologica, consentendo ai malati di ricevere i migliori standard terapeutici e assistenziali". (segue)

(Adnkronos Salute) - Nel corso del meeting 'Dalla ricerca alla pratica clinica: strategie terapeutiche innovative in ematologia', sono emersi alcuni dati incoraggianti. Alessandro Rambaldi, direttore di Ematologia all'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, ricorda che "una quota significativa di malati di linfoma follicolare (il 30-40% dei linfomi non Hodgkin, 15 mila nuovi casi all'anno in Italia) grazie alle nuove terapie riesce a raggiungere la guarigione". Ma anche i pazienti che non guariscono, puntualizzano gli esperti, hanno una qualità di vita migliore per merito delle terapie di supporto e dei nuovi trattamenti che permettono una vita quasi normale: le cure si ricevono in day hospital, 1-2 volte a settimana, con la possibilità di continuare a lavorare.

Grazie all'introduzione dei farmaci biologici, assicurano gli esperti, sono stati fatti "enormi passi avanti nella leucemia linfatica cronica e nella macroglobulinemia di Waldenstrom, tumori più frequenti negli anziani". I nuovi farmaci hanno dei vantaggi rispetto alla chemioterapia tradizionale, perché si possono prendere per bocca, danno meno effetti collaterali (perdita dei capelli, vomito, infezioni) e possono quindi essere meglio tollerati dai pazienti anziani. Secondo i dati italiani (studio Rel - Rete ematologica lombarda nata nel 2008), esiste infine una forte correlazione tra virus dell'epatite C (Hcv) e insorgenza dei linfomi, tanto che dagli studi in corso emergono dati promettenti: trattando l'infezione virale, alcuni tipi di linfomi regrediscono. In sintesi, alcuni pazienti in futuro potrebbero evitare trattamenti invasivi quali la chemioterapia.

 


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