Tumori: luce blu contro cancro vescica, nuova tecnica in 3 centri italiani

La lesione diventa rossa fluo e può essere rimossa totalmente, meno recidive 

Roma, 15 ott. (Adnkronos Salute) - Una luce blu contro il tumore alla vescica. Grazie a una nuova tecnica endoscopica, presente per il momento in tre centri italiani, oggi il medico può eliminare totalmente le lesioni tumorali, riducendo il rischio di recidiva. "Il tumore della vescica è presente con un'alta incidenza nel mondo Occidentale: è il quarto più comune tra gli uomini e l'ottavo tra le donne. L'alto tasso di recidiva rende il follow-up una componente cruciale nella sua gestione, con costi elevati di trattamento. Oggi però abbiamo uno strumento importante, in grado di evidenziare e asportare lesioni finora 'invisibili': la cistoscopia a fluorescenza o fotodinamica". A spiegarlo all'Adnkronos Salute è Tommaso Brancato, direttore Uoc Urologia dell'Ospedale regina Apostolorum-Igh2 di Albano Laziale, che utilizza la metodica dal 2011.

Una scelta condivisa da un centro in Toscana e da un altro in Sardegna. Il tumore alla vescica "è molto costoso da trattare, proprio a causa delle recidive e dei continui controlli. Interrompere questo circolo vizioso non è solo un vantaggio per i malati, ma anche per la sanità. Uno studio Usa ha mostrato infatti che, grazie alla tecnica a fluorescenza, per ogni paziente si ottiene in 5 anni un risparmio medio di 5 mila dollari", dice Brancato. Ma in Italia, forse per un approccio un po' 'miope' "teso al controllo della spesa oggi, piuttosto che a un risparmio generale", questa tecnica ancora non ha l'uso "diffuso tipico di Paesi come Germania, Spagna e Scandinavia".

L'approccio standard per il riconoscimento in endoscopia di queste neoplasie è la cistoscopia e resezione endoscopica della vescica a luce bianca. "Che però - avverte l'urologo - si è dimostrato insufficiente. L'elevato rischio di progressione (45-50%) delle neoplasie, per le quali si rende necessaria una seconda resezione endoscopica, impone di limitare al minimo il rischio di incompleta asportazione della neoplasia (rischio variabile tra 30-44%) o di non riconoscere piccole lesioni (rischio 53%)". (segue)

(Adnkronos Salute) - Ecco perché è stata sviluppata la cistoscopia di fluorescenza: "Il nostro obiettivo è migliorare la diagnosi del cancro alla vescica. Questa tecnica innovativa viene eseguita utilizzando luce blu-viola (con lunghezze d'onda di eccitazione tra 370 e 430 nm) per indurre la fluorescenza delle porfirine fotoattive prodotte selettivamente nelle lesioni tumorali, dopo l'instillazione nella vescica di un precursore ad hoc un'ora prima dell'esame. L'immagine - spiega Brancato - ha un colore blu-verde se il tessuto è sano, mentre la lesione tumorale appare in rosso". Un aiuto per il chirurgo, che può rifinire il lavoro.

I risultati sono positivi. "In due anni abbiamo trattato circa 300 casi, con esiti analoghi a quelli dei più recenti studi prospettici randomizzati: un aumento del periodo libero da malattia fino a 16,4 mesi, con una diminuzione del tasso di recidiva". La metodica fotodinamica, prosegue l'urologo, migliora del 20% la capacità di riconoscimento delle lesioni neoplastiche papillari e del 39% quella delle lesioni piatte del carcinoma in situ. La possibilità di vedere 'diversamente' i tumori vescicali "ci permette di asportarli più completamente e definitivamente, con una diminuzione del numero di cistectomie radicali, interventi molto demolitivi che comportano la creazione di una stomia urinaria".

La metodica comporta costi aggiuntivi rispetto alla normale resezione endoscopica, per l'uso del prodotto da instillare e per la necessità di avere della strumentazione dedicata, che complessivamente costa circa 30-40 mila euro. Ma studi prospettici americani e nord europei hanno dimostrato che la riduzione del numero delle recidive e dei controlli porta a "una diminuzione del costo complessivo del trattamento nel tempo. Uno studio Usa ha mostrato infatti che, grazie alla fluorescenza, presente ora anche nelle linee guida dell'Associazione europea di urologia, per ogni paziente si ottiene in 5 anni un risparmio medio di 5 mila dollari".

 


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