Sesso: urologi, problema intimo per un italiano su 10 tra 40 e 60 anni

 

Pistoia, 1 giu. (Adnkronos Salute) – Un uomo su dieci tra i 40 e i 60 anni soffre di induratio penis plastica. Una patologia di cui si parla poco, ma che incide pesantemente sulla vita sessuale degli uomini. In un caso su tre, infatti, rappresenta lo stadio iniziale della disfunzione erettile, disturbo che colpisce oltre 3 milioni di italiani. Se ne è parlato durante la terza e ultima giornata del 20esimo congresso nazionale dell'Associazione urologi italiani (Auro), che si è chiuso ieri a Montecatini Terme.

"Si tratta di una malattia infiammatoria che si presenta in due fasi – spiega Antonio Casarico, dirigente Struttura complessa di Urologia, Ospedali Galliera Genova – nella prima, quella acuta, si avverte dolore e si nota la curvatura del pene; nella seconda, quella stabilizzata, si forma una placca che si avverte come un nodulo duro al tatto. Per questo la diagnosi in fase precoce è importante". "Il 10% delle consultazioni negli ambulatori di disfunzioni sessuali evidenzia un'induratio penis plastica mai diagnosticata prima – aggiunge Maurizio Carrino, responsabile Unità operativa di Urologia andrologica dell'ospedale Cardarelli di Napoli – Il problema è che la malattia, se non diagnosticata per tempo, continua a evolvere verso una sorta di guarigione, in cui scompare il dolore e la curvatura si stabilizza. Uno stadio molto pericoloso, perché spesso sfocia in disfunzione erettile".

Anche la terapia si distingue in rapporto alle diverse fasi della malattia. "Nella fase acuta si può intervenire con farmaci somministrati per bocca, oppure con iniezioni locali – continua Casarico – mentre nella nella fase stabilizzata l'unica opzione terapeutica è quella chirurgica, che rimane il metodo migliore per correggere la deformazione del pene. Va comunque detto che nessuna tecnica chirurgica è in grado di restituire l'integrità delle strutture compromesse dalla malattia". (segue)

(Adnkronos Salute) - "La terapia farmacologica – aggiunge Carrino – si costituisce di medicinali che riescono a rallentare l'evoluzione del processo e a migliorare le sintomatologia. Ma molte delle soluzioni proposte non hanno superato l'evidenza scientifica, considerato anche che la scomparsa della placca è tutt'ora una chimera, impossibile da ottenere con terapie mediche". Per superare questo scoglio la ricerca e la tecnologia stanno fornendo importanti novità.

"Innanzitutto stiamo verificando l'utilizzo di cellule staminali del grasso autologo – conclude Carrino – e l'utilizzo della collagenasi di clostridium istolico, attraverso iniezioni locali. Da ultimo ci possiamo appoggiare alle recenti strumentazioni tecnologiche, come un'applicazione che consente goniometria digitale dal proprio smartphone: in pratica misuriamo i risultati pre e post operatori e li conserviamo in un archivio digitale".

 


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