Sesso: dagli amici a web e cybersex, giovanissimi si informano su Internet

Progetto a Padova, 60% a 18 anni già esperienze, raddoppiano gli insoddisfatti 

Roma, 29 ott. (Adnkronos Salute) - Altro che amici, libri e riveste: oggi i giovanissimi a caccia di informazioni sul sesso si armano di pc e chiedono al 'dottor Google'. A 'fotografare' il cambiamento rispetto a quanto accadeva solo 10 anni fa, sono i risultati del Progetto andrologico permanente nei giovani di Padova e provincia, presentato oggi dal team di Carlo Foresta, andrologo ed endocrinologo dell'Università di Padova. Il progetto, ricorda Foresta all'Adnkronos Salute, nasce nel 2004 in collaborazione con l'ufficio Scolastico Provinciale di Padova e con l’Assessorato alla Cultura del Comune, per illustrare ai giovani maschi delle scuole medie superiori di città e provincia i fattori di rischio del sistema endocrino-riproduttivo e sessuale e parlare di prevenzione delle malattie sessualmente trasmesse.

Dai questionari somministrati a 7.257 giovani, emergono "dati che disegnano il cambiamento degli stili di vita dei giovani in questi 10 anni", prosegue Foresta. Oggi infatti le informazioni sul sesso e sui rischi arrivano "per la quasi totalità dei ragazzi attraverso internet", modificando sostanzialmente il comportamento dei diciottenni di dieci anni fa, quando le fonti di informazione più frequenti erano: amici, libri, genitori e insegnanti. L'uso di internet è molto presente nei giovani anche per quanto riguarda il coinvolgimento nelle esperienze sessuali multimediali: negli ultimi 10 anni, spiegano i ricercatori, è triplicato il numero dei giovani che utilizza internet a questo scopo (attualmente oltre l'85%), ma è anche incrementato il tempo di permanenza su questi siti (in media 45 minuti alla settimana).

Dai questionari emerge poi che quasi il 60% dei diciottenni intervistati nel 2013 ha già avuto esperienze sessuali, raddoppiano quelli che si confessano 'insoddisfatti', ed è ancora elevata la percentuale di giovani che non utilizzano alcuna forma di protezione dalle malattie sessualmente trasmesse, optando per rapporti liberi. Una 'distrazione' che può costare cara. Questo dato infatti "è in accordo con la ricerca dell'Hpv nel liquido seminale in questi soggetti: il risultato è positivo in circa il 25% dei casi", conclude Foresta.

 


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