Salute: psicologi spesso impreparati ad ascolto gay, linee guida da Ordine Lazio

Zaccaria, problema da curare è omofobia 

Roma, 17 set. (Adnkronos Salute) - Gli psicologi non sono sempre preparati all'ascolto di persone omosessuali. E non mancano tra i 'professionisti della mente' quelli che hanno pensieri, atteggiamenti e comportamenti centrati sull'idea che l'eterosessualità sia la norma a cui far riferimento. E' quanto emerge da diversi studi confermati da una ricerca italiana, condotta su un campione di più di 2500 psicologi, i cui i risultati saranno illustrati sabato mattina a Roma, alla Biblioteca nazionale centrale, nel corso dell'incontro "Omofobia sociale e interiorizzata: come curarla", dedicato alla presentazione delle Linee guida per la consulenza psicologica e la psicoterapia con persone lesbiche, gay e bisessuali, pubblicate a cura dell'Ordine del Lazio (Etica Competenza Buone prassi. Lo psicologo nella società di oggi, Raffaello Cortina editore).

"Come psicologi - spiega Marialori Zaccaria, presidente dell'Ordine del Lazio che ha organizzato l'incontro - pensiamo che il 'problema' da capire e possibilmente da curare non sia, come per buona parte del secolo scorso si è creduto, l’omosessualità, bensì l’omofobia. Le nostre linee guida mirano a favorire approcci adeguati nell’ascolto e nella pratica clinica. Siamo consapevoli che quest’ultima non può certo limitarsi alla stretta osservanza di linee guida, per definizione schematiche. L’obiettivo è quello di fornire un aggiornamento scientifico e di proporre degli spunti di riflessione clinica. In un paese la cui cultura scientifica in tema di (omo)sessualità è stata a lungo caratterizzata da lacune e distorsioni, ci sembra un primo passo importante".

L'omofobia, continua, ha diverse sfaccettature. "E le stesse persone omosessuali possono soffrirne: si chiama 'omofobia interiorizzata' e produce insicurezza, scarsa autostima, difficoltà relazionali. Fino a portare, in casi estremi, al suicidio". Le linee guida dell'Ordine offrono uno strumento agli psicologi che si trovano ad intervenire in caso di 'minority stress' e che spesso, come professionisti, non si sentono sufficientemente preparati . I dati preliminari di una ricerca sugli atteggiamenti degli psicologi appartenenti a Ordini professionali di varie regioni italiane (realizzata dai due curatori delle linee guida Vittorio Lingiardi, Nicola Nardelli) mostrano che circa un quarto dei partecipanti non condivide l’affermazione "l’omosessualità è una variante normale della sessualità". (segue)

(Adnkronos Salute) - Inoltre, quasi la metà del campione ritiene che l’omosessualità sia dovuta a una mancata identificazione con il ruolo di genere, circa il 60% affronterebbe un paziente con omosessualità egodistonica attraverso un intervento finalizzato a modificare l’orientamento sessuale e solo il 15% ritiene di essere adeguatamente preparato sulle tematiche cliniche e teoriche relative all’omosessualità.

D’altro canto, l’85% è favorevole all’approvazione di una legge in Italia che permetta di sancire alle coppie omosessuali la loro unione in ambito civile, meno del 10% considera l’omosessualità un sintomo, meno del 4% una patologia.

"Questi e altri risultati, insieme a quelli di una ricerca condotta su un campione esclusivamente composto da psicoanalisti - scrivono gli autori dell linee guida - indicano che la pratica clinica può essere compromessa dai pregiudizi e dalla cosiddetta homoignorance, termine coniato da Abraham Verghese per indicare la mancanza di conoscenze in tema di omosessualità. Fortunatamente sembra emergere anche una richiesta di formazione, giacché, stando alla nostra ricerca, il 60% si considera solo parzialmente preparato e il 25% si considera per nulla preparato sulle tematiche cliniche e teoriche relative all’omosessualità".

 


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