Sanità: psichiatri, basta perizie indiscriminate e su autori femminicidio

Mencacci (Sip), i malati sono pochissimi, sì a 'sicurezza preventiva' 

Milano, 25 nov. (Adnkronos Salute) - "Non accettare più nessuna giustificazione psichiatrica nei casi di femminicidio". E' l'appello lanciato dalla Sip, Società italiana di psichiatria, alle associazioni dei magistrati e alle Istituzioni, affinché "il ricorso alla perizia psichiatrica sia effettuato solo in casi eccezionali". Una proposta giustificata secondo la Sip da diversi dati, tra cui quelli dell'Eures, Istituto europeo di ricerche economiche e sociali, che dimostrano come su oltre 400 casi solo il 3,6 % degli uomini che hanno ucciso una donna soffriva di una malattia mentale. "Nella stragrande maggioranza dei casi - assicura Claudio Mencacci, presidente Sip - ci troviamo davanti a uomini che hanno comportamenti violenti, aggressivi, prepotenti, semplicemente una personalità antisociale ed egoistica, che non tollerano la possibilità per la donna di operare scelte diverse e autonome".

"La Sip dichiara quindi in maniera forte il non riconoscimento di nessuna forma di patologia sottostante a un crimine così odioso", incalza Mencacci, direttore del Dipartimento di salute mentale dell'ospedale Fatebenefratelli di Milano. "Questa vuole essere la conferma della richiesta di attenzione, prevenzione, ma anche di repressione particolarmente severa nei confronti degli uomini autori di questo tipo di reato. Troppo spesso, infatti, ricorrendo a giustificazioni psicopatologiche che non hanno nessun fondamento, questi assassini si vedono rapidamente ridotte, nei diversi gradi di giudizio, le pene che erano state comminate".

"Con questa dichiarazione - conclude il numero uno della Sip - gli psichiatri italiani non vogliono rendersi responsabili in nessun modo, e lo dicono con chiarezza, di fornire una pur minima sponda o giustificazione a crimini che sono da sempre odiosi, ma che finalmente la nostra società sta imparando a riconoscere come tali. Anche se c'è ancora molto lavoro da fare. Polizia, carabinieri, magistrati, giudici, operatori devono sempre e comunque mettere in sicurezza le donne. Potremmo chiamarla 'sicurezza preventiva'. E' il loro dovere".

 


Torna alle notizie di medicina / psichiatria