Pediatria: esperto, con crisi più latte vaccino ma 3% bebè allergico

Mele, negli ultimi 10 anni casi in aumento 

Minorca, 9 mag. (Adnkronos Salute) - Il prodotto più 'low cost' per l'alimentazione dei bambini? Il latte vaccino. Ma attenzione, "perché circa il 3% dei piccoli ne è allergico e non bisogna comunque mai introdurlo nella dieta del bimbo prima del compimento dell'anno di età. Purtroppo, con la crisi economica, questa regola non viene sempre rispettata, perché si prediligono per forza di cose gli alimenti meno cari. E i casi di allergie stanno aumentando". E' l'allarme lanciato da Giuseppe Mele, presidente dell'Osservatorio sulla salute dell'infanzia e dell'adolescenza (Paidoss), oggi a Minorca in occasione del IV Multidisciplinar Pain Meeting, all'interno del World Medicine Park.

"Abbiamo analizzato i dati scientifici disponibili degli ultimi 10 anni e abbiamo notato che è un fenomeno in aumento - dice Mele all'Adnkronos Salute - La spiegazione che ci siamo dati è che le famiglie cercano di limitare le spese, ricorrendo sempre più precocemente al latte di mucca, il meno caro sul mercato. Con un euro e mezzo circa se ne acquista un litro, mentre se pensiamo al latte in polvere servono almeno 8-9 euro".

"Ma bisogna tenere a mente - fa notare il pediatra - che i bambini fino a un anno di età non sono in grado di metabolizzare le proteine del latte vaccino e dunque non bisogna introdurlo nella loro alimentazione fino a quel momento. Bisogna addirittura aspettare i 3 anni perché il bimbo riesca a tollerare completamente questo alimento. I sintomi che possono segnalare la presenza di allergia al latte vaccino, come rigurgito, vomito, singhiozzo, coliche, ma anche ritardo della crescita, sono inoltre comuni ad altri disturbi, come il reflusso gastroesofageo. Il pediatra deve sapere distinguere fra questi due disturbi, attenendosi anche alle line guida internazionali, consigliando la soluzione più adatta".

 


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