Medicina: sbarca in Usa collarino anti-reflusso 'modello Milano'

Ha debuttato nel 2007 al Policlinico S.Donato, giunto a impianto numero 100 

Milano, 11 apr. (Adnkronos Salute) - Sbarca negli Usa il collarino magnetico per bloccare il reflusso gastroesofageo che 5 anni fa ha debuttato in prima mondiale a Milano, all'Irccs Policlinico San Donato che ha raggiunto il traguardo del 100esimo impianto. Proprio in questa occasione, l'agenzia regolatoria americana Food and Drug Administration ha certificato il dispositivo, unico nel suo genere.

E' il 2007 quando il professor Luigi Bonavina, direttore dell'Unità operativa universitaria di Chirurgia dell'esofago dell'Irccs Policlinico San Donato, impianta il primo collarino magnetico al mondo in grado di impedire la risalita dei succhi gastrici in esofago. Un disturbo che è causa di bruciore, rigurgito di acido e infiammazione della mucosa in circa 6 milioni di italiani, ricorda in una nota l'ospedale alle porte del capoluogo lombardo. L'Irccs San Donato vanta la più importante casistica mondiale e in concomitanza con l'impianto numero 100, per il dispositivo si è acceso anche il 'semaforo verde' della Fda. Finora Oltreoceano l'intervento veniva eseguito solo su pazienti selezionati, all'interno di un trial clinico multicentrico.

Il collarino - ricorda il San Donato - è un dispositivo biomedico costituito da una serie di elementi magnetici indipendenti rivestiti da titanio, che si applica a rinforzo del cardias, la valvola posizionata tra l'esofago e lo stomaco che ha la funzione di regolare il transito del bolo e prevenire il reflusso gastroesofageo. Il collarino viene impiantato tramite un intervento chirurgico mini-invasivo eseguito in laparoscopia, che consente al paziente di riprendere le proprie abitudini alimentari in pochi giorni con risoluzione permanente della patologia. "Si tratta di una svolta epocale nel trattamento di questi pazienti che hanno una qualità di vita significativamente compromessa dalla malattia e che finora avevano a disposizione la terapia farmacologica a tempo indeterminato o interventi chirurgici maggiormente invasivi", afferma Bonavina che in questi anni, con la sua équipe, ha eseguito un terzo degli interventi a livello mondiale.

 


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