Medicina: il dermatologo, luce rossa svela melanoma e salva nei 'buoni'

Oltre 300 medici stranieri a Modena per imparare a usare super-microscopio 

Roma, 3 dic. (Adnkronos Salute) - Un super microscopio che permette di vedere 'nella cute' a una profondità di 1/3 di millimetro, scovando i tumori della pelle come il melanoma senza biopsia. E salvando oltretutto anche i nei 'buoni', "che altrimenti molto spesso vengono asportati inutilmente". A spiegare le virtù del microscopio confocale, un nuovo strumento presente in una ventina di strutture italiane e usato al Policlinico di Modena nella diagnostica oncologica, è Giovanni Pellacani, direttore della Clinica dermatologica dell'Università di Modena e Reggio Emilia. Una struttura "pionieristica in questo campo", che organizza 3-4 volte l'anno corsi ad hoc per insegnare a leggere le immagini del super-microscopio, "con lezioni seguite finora da più di 300 medici europei, australiani e statunitensi", dice il dermatologo all'Adnkronos Salute.

"La tecnica - spiega - si basa sul principio di 'illuminare' i tessuti cutanei con una luce infrarossa emessa da un laser a bassa potenza. La luce infrarossa attraversa la pelle, incontrando strutture molecolari e cellulari e passando al setaccio l'epidermide e il derma superficiale. La metodica arriva a una profondità di 250-300 micron, mentre i tumori della pelle in genere si trovano a 60 micron. Otteniamo immagini simili a quelle di un esame istologico, ma senza la necessità di una biopsia", dice Pellacani.

"Occorrono 5-6 minuti per esplorare una lesione. E nel frattempo il paziente non sente nulla, né calore né dolore. Le immagini ci arrivano in bianco e nero e con un taglio orizzontale: la difficoltà non è tanto quella di imparare a usare il macchinario, ma di capire come leggere le immagini. Si tratta comunque di un passo avanti importante, perché ci permette di distinguere con accuratezza le lesioni maligne, salvando quelle benigne: si riducono così le asportazioni inutili". A vantaggio del paziente e del Servizio sanitario nazionale. (segue)

(Adnkronos Salute) - "Noi, applicando sistematicamente questa tecnica, abbiamo calcolato che arriviamo a togliere le lesioni benigne tre volte in meno rispetto a chi non utilizza il confocale per la diagnostica oncologica. Finora - precisa - abbiamo avuto zero falsi negativi e abbiamo trattato oltre 7 mila pazienti. Togliere meno lesioni benigne, oltretutto, vuol dire far spendere meno il Servizio sanitario nazionale e ridurre le liste d'attesa dei pazienti con malattie della pelle".

Ma non solo. "Questo strumento - aggiunge l'esperto - ha importanti potenziali per la ricerca: permette di vedere gli effetti delle terapie locali nel tempo, 'fotografandone' i benefici a livello cellulare, senza prelievi o esami invasivi. Inoltre, nel caso del melanoma abbiamo visto che esistono varie morfologie di questo tumore, che hanno comportamenti diversi fra loro. Abbiamo appena ottenuto un finanziamento dal Miur per esaminare i melanomi a livello genetico, con l'obiettivo di arrivare a suggerire controlli mirati e personalizzati in base alle caratteristiche dei pazienti: giovani e con molti nei, anziani con danni da sole, e così via".

 


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