Trapianto di fegato, l'esperienza pisana su rivista Usa

Studio ed editoriale su organi da donatori anziani 

L'Italia dei trapianti fa scuola nel mondo. L'editoriale del mese di settembre dell'American Journal of Transplantation sarà dedicato all'esperienza dell'Unità operativa di chirurgia epatica e del trapianto di fegato dell'azienda ospedaliera universitaria pisana, diretta da Franco Filipponi. Nello stesso numero vengono infatti pubblicati i risultati di uno studio condotto dai medici dell'Aoup sull'utilizzo dei donatori di fegato anziani.

"I risultati - riferisce l'azienda sanitaria - mostrano che un'accurata selezione del donatore e un'appropriata allocazione donatore-ricevente permettono di ottenere, anche nel lungo periodo, risultati paragonabili a quelli di donatori molto giovani, sia in termini di sopravvivenza d'organo che di paziente". Le stesse ricerche, presentate a Londra al congresso dell'Ilts (International Liver Transplant Society) di giugno, erano state premiate nell'ambito degli 'Young Investigator Awards', selezionate tra i migliori contributi scientifici clinici.

La specifica epidemiologia della morte cerebrale in Toscana, e più in generale in tutti i Paesi europei - sottolinea l'Aoup - ci obbliga a confrontarci con donatori di età molto avanzata, spesso anche oltre gli 80 anni, ma che costituiscono comunque una risorsa eccezionale per pazienti in insufficienza epatica terminale. Gli autori dell'editoriale, tra cui i professori Lai e Covinsky, rispettivamente della divisione di Epatologia e Geriatria dell'Università della California di San Francisco, nel riconoscere l'eccezionalità dell'esperienza pisana - prosegue la nota - avanzano ipotesi su potenziali diversità biologiche (in termini di incidenza di fattori di rischio per patologie cardiovascolari ed epatiche) tra la popolazione americana ed europea, che potrebbero essere alla base di una 'maggiore riserva biologica' degli abitanti del vecchio continente.

Secondo gli autori dell'editoriale, l'applicazione degli algoritmi di valutazione e di selezione degli specialisti pisani, unita a una più approfondita valutazione dello stile di vita del donatore, sono elementi potenzialmente efficaci nell'aumentare il numero di potenziali donatori, contribuendo così in maniera sostanziale alla riduzione della mortalità in lista di attesa.

 


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