Tre milioni e mezzo di italiani con Bpco, Manifesto per cure migliori a km 0
Tre milioni e mezzo di italiani con Bpco, Manifesto per cure migliori a km 0

Da 9 associazioni di medici e pazienti proposte a istituzioni per una rete assistenziale più efficiente 

La Bpco, broncopneumopatia cronica ostruttiva, colpisce oggi 3,5 milioni di italiani con un tendenza all'aumento e rappresenta la quarta causa di morte nel nostro Paese. Un'emergenza sottovalutata, secondo gli esperti che cercano di affrontarla. Ora, per la prima volta, 9 associazioni di medici e pazienti raccolgono in un Manifesto le proposte alle istituzioni per riorganizzare la rete assistenziale e garantire cure più efficaci. L'obiettivo è "creare una sanità a km zero, più vicina al malato". Ed è per questo che i promotori del documento ritengono innanzitutto "necessario che il medico di famiglia assuma la completa gestione della malattia" e sia "libero di prescrivere tutti i farmaci, anche quelli innovativi". Inoltre servono "una maggiore collaborazione tra il medico di medicina generale e lo specialista, e l'autogestione del disturbo da parte del malato attraverso la riabilitazione respiratoria".

A redigere il Manifesto, inoltrato alle istituzioni sanitarie nazionali, sono state l'Associazione italiana pazienti Bpco Onlus, Ethesia Centro ricerche di pneumologia geriatrica, Fadoi (Federazione delle associazioni dei dirigenti ospedalieri internisti), Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale), Senior Italia-Federanziani, Simg (Società italiana medici di medicina generale e delle cure primarie), Simi (Società italiana di medicina interna), Sip (Società italiana di pneumologia) e Metis Società scientifica dei medici di medicina generale.

"Abbiamo voluto fotografare l'emergenza socio-sanitaria rappresentata della malattia - spiega Claudio Cricelli, presidente nazionale della Simg - Il nostro auspicio è che vi sia una sanità più vicina al malato, a chilometro zero, in cui l'asse non sia solo lo pneumologo ma anche il medico di medicina generale, così come già stabilito dal Piano della cronicità del ministero della Salute. La Bpco è responsabile di più della metà dei decessi per malattie respiratorie" ed è "spesso associata ad altre patologie, soprattutto cardio-circolatorie, che complicano il trattamento, peggiorano la prognosi e diminuiscono la speranza di vita". Gli studi scientifici dimostrano che la Bpco è "in aumento, ma ancora sottodiagnosticata e sottovalutata sia da parte della popolazione che dei professionisti della sanità. Si tratta in realtà di un disturbo grave, che tuttavia può essere curato anche grazie a terapie nuove e sempre più efficaci".

"La Bpco rappresenta una grande sfida per l'intero sistema sanitario nazionale - afferma Silvestro Scotti, segretario generale nazionale della Fimmg - Quando non è letale, determina gravi invalidità o limita fortemente la qualità di vita della persona. Inoltre è una delle malattie più costose per la collettività e per ogni paziente determina spese, tra costi diretti e indiretti, superiori a 2.700 euro l'anno. Con questo Manifesto vogliamo indicare una possibile riorganizzazione dell'offerta assistenziale che deve essere sempre più incentrata sul medico di famiglia e sulla razionalizzazione della rete specialistica". La missione è "ridurre al minimo le riacutizzazioni della patologia e i conseguenti ricoveri ospedalieri".

Scotti evidenzia come oggi la gestione del malato di Bpco sia "spesso limitata dalla non uniforme accessibilità ai servizi diagnostico-terapeutici sul territorio nazionale". E "a volte complicata dalla obbligatorietà di un piano terapeutico specialistico per alcune associazioni di farmaci. Anche per questo va esteso a tutti i pazienti con un sospetto clinico di Bpco l'esame della spirometria", perché "attraverso questo semplice test otteniamo una valutazione corretta e affidabile del livello d'ostruzione delle vie respiratorie" e ciò "consentirebbe a tutti i camici bianchi la prescrizione appropriata dei farmaci necessari per la cura".

"L'idea del Manifesto nasce dall'esigenza di accendere i riflettori su una patologia di cui si parla ancora poco nel nostro Paese - osserva Salvatore D'Antonio, presidente Associazione italiana pazienti Bpco - Come rappresentanti dei pazienti, chiediamo che la riorganizzazione della rete assistenziale proposta dal documento venga al più presto avviata. In particolare, il nostro auspicio è che vi sia un effettivo rafforzamento del ruolo del medico di famiglia e della rete specialistica pneumologica. Così sarà possibile aumentare il numero di diagnosi precoci". Nel documento si ricorda che la prevenzione nella Bpco deve cominciare dal contrasto al fumo. "Le sigarette sono da considerare il principale fattore di rischio", avverte Cricelli sottolineando che "oltre il 90% dei pazienti è fumatore o ex tabagista. Nonostante leggi sempre più restrittive, il 22% degli italiani consuma regolarmente prodotti a base di tabacco. Bisogna avviare nuove campagne informative per mettere in guardia i cittadini su questo comportamento estremamente pericoloso".

 


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