Trapianti, per Cnb eticamente possibile superare anonimato donatore e ricevente
Trapianti, per Cnb eticamente possibile superare anonimato donatore e ricevente

Ma solo dopo intervento e con libera e consapevole disponibilità di entrambe le parti 

Trovare la famiglia di chi ci ha donato un futuro. Sono molti i casi di trapiantati che chiedono di conoscere il nome o la storia del proprio donatore. Una richiesta fin qui frustrata dall'obbligo di anonimato. Ma le cose potrebbero cambiare, anche grazie al recente parere del Centro nazionale di bioetica. Il Cnb, infatti, "ritiene che il principio dell'anonimato sia indispensabile nella fase iniziale della donazione degli organi per conservare i requisiti di equità, garantiti da considerazioni rigorosamente oggettive, basate su criteri clinici e priorità nella lista, e per evitare possibili compravendite. Ritiene, tuttavia, che in una fase successiva e trascorso un ragionevole lasso di tempo, non sia contrario ai principi etici che l'anonimato possa essere rimesso alla libera e consapevole disponibilità delle parti interessate, dopo il trapianto".

"La conoscenza della identità dei donatori" non deve essere "una pretesa - sottolinea il Cnb - ma una possibilità eticamente giustificata a determinate condizioni". Il parere pubblicato oggi è stato approvato nel corso della Plenaria del 27 settembre. Il documento, scritto e curato dal presidente del Cnb Lorenzo d'Avack, è nato da una specifica richiesta del Centro nazionale trapianti (Cnt) che aveva formulato il seguente quesito: "Se l'obbligo all'anonimato a cui è tenuto il personale sanitario amministrativo in base all'art. 18, comma 2, Legge 1 aprile 1999, n. 91, possa essere derogato su accordo delle parti previa firma da parte di entrambe del consenso informato".

All'inizio il documento descrive le modalità con cui l'anonimato viene mantenuto da parte degli operatori sanitari e amministrativi della rete trapiantologica nel nostro Paese, nelle diverse tipologie di donazioni. Vengono anche specificate le informazioni fornite dalla rete nazionale trapianti e il tipo di comunicazioni ammesse tra il Cnt e il donatore e i familiari del donatore. Il parere del Cnb distingue, in tale contesto, il momento antecedente al trapianto da quello successivo all'avvenuto trapianto ed espone le diverse correnti di pensiero a favore dell'anonimato e a favore dell'identificazione, esponendo e riflettendo sugli argomenti in modo dialettico, e delineando una via intermedia nell'ambito di possibili accordi tra le parti.

Il Cnb dunque "ritiene che, in una fase successiva e trascorso un ragionevole lasso di tempo, non sia contrario ai principi etici che l'anonimato possa essere rimesso alla libera e consapevole disponibilità delle parti interessate, dopo il trapianto".

Secondo quanto potrà essere previsto da una nuova disciplina, questo futuro ed eventuale rapporto fra donatori e riceventi "dovrà comunque essere gestito da una struttura terza nell'ambito del sistema sanitario, attraverso gli strumenti che si riterranno più idonei di modo che sia assicurato il rispetto dei principi cardine dei trapianti (privacy, gratuità, giustizia, solidarietà, beneficienza). In tal modo vi potrebbe essere un controllo da parte del centro o della struttura sanitaria incaricati a tale compito, al fine di evitare comportamenti inappropriati in queste situazioni", raccomanda il Cnb.

Il Centro auspica che il modello base sia predisposto "preferibilmente dall'Istituto superiore di sanità, valido per tutto il territorio nazionale", e chiarisce ai soggetti interessati che "la conoscenza della identità dei donatori non è una pretesa, ma una possibilità eticamente giustificata a determinate condizioni. In questa eventualità - sottolinea infine il Cnb - occorre porre specifica attenzione al consenso informato consapevole e sottoscritto dai soggetti aventi diritto, per evitare che le condizioni di oggettiva difficoltà in cui si trovano donatori e riceventi rendano il consenso un atto meramente formale".

 


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