Malnutrizione, in ospedale a rischio oltre 1 paziente su 3
Malnutrizione, in ospedale a rischio oltre 1 paziente su 3

La Lombardia si attrezza per creare una Rete di nutrizione clinica 

Un terzo dei pazienti ospedalizzati in Italia è esposto al rischio di malnutrizione, a causa dell’erogazione inadeguata o dell’assenza di monitoraggio appropriato. In particolare chi soffre di obesità, patologie oncologiche, disturbi del comportamento alimentare, problematiche neurologiche e neurodegenerative o in condizione di fragilità, come anziani e bambini. A lanciare l'allarme sono gli esperti riuniti al convegno "I Network della nutrizione clinica 2018", in corso a Milano a Palazzo Pirelli.

E proprio dal capoluogo meneghino i nutrizionisti lombardi e le maggiori società scientifiche e associazioni di settore uniscono le forze con le istituzioni e Regione Lombardia per implementare un modello virtuoso di nutrizione clinica, esportabile su tutto il territorio nazionale per una presa in carico efficace ed efficiente del paziente "fragile".

"L’intenzione - spiegano Riccardo Caccialanza, che dirige l’Uoc di Dietetica e nutrizione clinica al San Matteo di Pavia e Ettore Corradi, che dirige la struttura complessa di Dietetica e nutrizione clinica, oltre che Centro per la cura dei disturbi del comportamento alimentare al Niguarda di Milano - è di attivare con Regione Lombardia dei tavoli tecnici utili a identificare percorsi nutrizionali condivisi per affrontare l’epidemia della malnutrizione per difetto ed eccesso in tutte le patologie e che riguardano la gran parte di pazienti ospedalizzati".

Sono sei i punti chiave del progetto individuati dagli esperti: censimento di tutti i servizi/unità/team di nutrizione clinica con personale dedicato e ufficialmente riconosciuti a livello aziendale in tutte le strutture sanitarie regionali; istituzione di un Tavolo tecnico da parte di Regione Lombardia per la creazione e il coordinamento della Rete di nutrizione clinica lombarda; elaborazione di percorsi standardizzati per la nutrizione artificiale domiciliare, comprensiva di un sistema informatizzato integrato in quello del Sistema sanitario regionale e del relativo aggiornamento normativo.

E ancora: elaborazione di percorsi standardizzati per la terapia nutrizionale nei diversi ambiti clinici; elaborazione di un piano formativo con Polis-Lombardia finale sul tema della Nutrizione clinica nei diversi ambiti clinici; effettuazione di studi di farmaco-economia nell’ambito della terapia nutrizionale.

"Il nostro obiettivo - sottolineano ancora Caccialanza e Corradi - è di porre attenzione sulla necessità di standardizzare trattamenti e percorsi, comprendendo anche un piano formativo per dotare ogni ospedale di almeno uno o due referenti responsabili dell’attivazione della nutrizione artificiale domiciliare che garantiscano la presa in carico, il follow-up e l’indirizzo dei pazienti a centri di Nutrizione clinica specializzati quando necessario".

"Occorre anche un sistema adeguato di informatizzazione - aggiunge Corradi - affinché sia possibile tracciare e valutare le prescrizioni in un’ottica di controllo dell’appropriatezza prescrittiva, dell’efficacia della terapia nutrizionale e del contenimento degli sprechi. Ovvero prevedendo una migliore, più appropriata e conforme erogazione del servizio sul territorio, senza un aggravio eccessivo dei costi e la definizione di normative chiare che garantiscano il percorso assistenziale del paziente in tutte le sue fasi, dalla presa in carico alla dimissione fino alla gestione domiciliare", conclude l'esperto.

 


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