Intramoenia, in calo medici che la esercitano e guadagni
Intramoenia, in calo medici che la esercitano e guadagni

Relazione al Parlamento relativa al 2015. Incassi complessivi che nel 2015 hanno raggiunto 1,118 miliardi (contro 1,143 mld del 2014) 

Sono sempre meno i medici che scelgono l'intramoenia, e di pari passo i ricavi. E' la 'fotografia' che emerge dalla Relazione annuale al Parlamento sull'esercizio dell'attività libero professionale intramuraria 2015, pubblicata dal ministero della Salute e trasmessa al Parlamento lo scorso 27 ottobre. La Relazione in 146 pagine dà conto del grado di implementazione dei principali adempimenti previsti dal decreto legge 158/2012 convertito, con modificazioni, dalla legge 8 novembre 2012 n. 189, dalla legge 3 agosto 2007 n. 120, nonché dall'Accordo Stato-Regioni del 18 novembre 2010.

Ebbene, dall'analisi emerge una riduzione degli incassi complessivi che nel 2015 hanno raggiunto 1,118 miliardi (contro 1,143 mld del 2014). Inoltre 17 Regioni (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria, Valle d'Aosta e Veneto) hanno provveduto a emanare o aggiornare le linee guida regionali, con "un miglioramento rispetto ai risultati della rilevazione 2014".

In 11 fra Regioni e Province autonome (Basilicata, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria, P.A. Trento, P.A. Bolzano, Puglia, Toscana, Umbria, Valle d'Aosta e Veneto), tutte le aziende presenti hanno dichiarato di aver attivato l'infrastruttura di rete. In 6 Regioni/Province autonome (Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Valle d'Aosta, Veneto, P.A. Trento e P.A. Bolzano), tutte le aziende garantiscono ai dirigenti medici spazi idonei e sufficienti per esercitare la libera professione. Nelle restanti Regioni, si è osservato sia il ricorso all'acquisizione di spazi esterni che all'attivazione del programma sperimentale, anche se con un'incidenza diversificata nei diversi contesti.

Inoltre 12 Regioni (Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Liguria, Lombardia, Puglia, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria) hanno scelto di autorizzare l'attivazione del programma sperimentale con un incremento da 10 nel 2014 a 12 nel 2015".

L'indagine ha evidenziato che il numero di medici che esercitano l'attività libero professionale intramuraria in questi anni è diminuito, passando dai 59.000 del 2012 (pari al 48% del totale dei dirigenti medici del Ssn), a 51.950 nel 2015 (44% circa del totale dirigenti medici). In media, nel Ssn il 47,8% dei dirigenti medici, operanti nel Ssn a tempo determinato e a tempo indeterminato con rapporto esclusivo, esercita la libera professione intramuraria.

E ancora: chi fa intramoenia ha guadagnato in media 17.100 euro l'anno (contro 17.448 nel 2014), "valore sostanzialmente stabile negli anni". Infatti "la riduzione registrata in termini assoluti della voce 'compartecipazione al personale' è attribuibile principalmente alla diminuzione del numero di medici che esercitano la libera professione intramuraria avvenuta negli ultimi 4 anni".

Scendendo nel dettaglio regionale, i guadagni maggiori si registrano in Emilia Romagna, Lombardia, Veneto, Piemonte e Toscana. Sopra la media nazionale sono, inoltre, gli introiti percepiti dai medici delle Provincia autonoma di Trento e delle Regioni Marche e Lazio. Nettamente sotto la media nazionale risultano i guadagni registrati in Calabria, Basilicata, Campania, Sardegna, Puglia, Sicilia e Abruzzo, oltre che nella P.A. di Bolzano dove però la libera professione non è molto diffusa.

La spesa media per i cittadini scende dai 18,8 euro pro capite del 2014 ai 18,4 euro dell'anno successivo. La rilevazione, anche quest'anno, evidenzia un'estrema variabilità del fenomeno tra le Regioni, sia in termini generali di esercizio dell'attività libero professionale intramoenia, sia in termini specifici di tipologia di svolgimento della stessa, con punte che superano quota 58% in Piemonte, Lazio, Liguria, Valle d'Aosta e Marche; viceversa, toccano valori minimi in Regioni come Sardegna (29%), Sicilia (31%), Calabria (33%) e la Provincia autonoma di Bolzano (16%). In generale il documento registra "un miglioramento dello stato di attuazione, anche se l'indagine complessiva ha confermato disomogeneità attuative nelle diverse Regioni/Province autonome, con contesti sicuramente più avanzati e altri in corso di progressivo adeguamento", riferisce il ministero della Salute.

 


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