L'analisi del Certificato di assistenza al parto pubblicata sulla rivista 'Ricerca & Pratica 

Mentre l'Italia rimane ancora la prima nazione per nascite da parto cesareo in Europa (con il 36% sul totale), la Lombardia (al 27%) si conferma tra le Regioni più virtuose nel contrastare questa procedura, con l’enclave brianzola (Carate 15%, Vimercate 18% e Monza 20%) allineata agli standard del Nord Europa e tra i primi 10 ospedali italiani per il minor numero di interventi chirurgici. E' quanto emerge nell’analisi dei dati (2014) del 'Certificato di assistenza al parto' pubblicata sulla rivista 'Ricerca & Pratica'. Lo studio è stato condotto da un gruppo di lavoro dell’Istituto Mario Negri di Milano e dalla Regione Lombardia, coordinato da Maurizio Bonati, responsabile del Dipartimento di salute pubblica.

L'analisi evidenzia come continui il decremento del numero dei nati in Lombardia, 6.241 in meno nel 2014 rispetto al 2005, con un saldo naturale che passa da +6.895 nel 2005 a -4.222 nel 2014. L'83,8% dei parti è avvenuto in ospedali pubblici, il 16,2% nelle strutture accreditate e solo lo 0,1% nelle cliniche private. Il 72,4% dei parti si svolge in strutture dove avvengono almeno 1.000 parti l’anno: 39 ospedali che rappresentano il 54,9% dei punti nascita totali lombardi. Resta quindi lo 'zoccolo duro' dei punti nascita al di sotto della soglia dei 500 parti annui ritenuti non sicuri, dove nel 2014 avveniva il 4,1% delle nascite.

Il 27,6% dei parti (22.690) avviene in 47 punti nascita con meno di 1.000 parti/anno senza la presenza di Unità operative di Terapia intensiva neonatale; 3.511 parti in 11 punti nascita con meno di 500 parti/anno (media 319) senza assistenza operativa di neonatologia. La procreazione medicalmente assistita è effettuata in media in 2,85 gravidanze su 100 utilizzando la Fivet (fecondazione in vitro con successivo trasferimento di embrioni nell’utero), nel 34,1% dei casi.

Il 29,8% delle madri è di cittadinanza non italiana. L’età media della puerpera è di 33,6 anni per le italiane e di 30 anni per le straniere. Il livello di scolarità è medio-alto per il 45,2% delle madri italiane; è medio-basso nel 37,8% delle straniere. L'indagine rileva come le donne con scolarità medio-bassa effettuano la prima visita più avanti nel tempo rispetto alle donne con scolarità più alta. Il 65,1% delle madri è occupata, il 25% casalinga e l'8,4% disoccupata o in cerca di prima occupazione. Tra le straniere, nel 2014 il 56,8% era casalinga, mentre il 79,2% delle madri italiane aveva un’occupazione lavorativa.