Cisl medici, sempre donne in corsia ma ai vertici 90% maschi
Cisl medici, sempre donne in corsia ma ai vertici 90% maschi

 

Le donne medico sono in netto aumento: nella generazione fino a 49 anni rappresentano oggi il 60% di tutti i camici bianchi di quella età e nella fascia dai 35 ai 39 anni sono il doppio dei maschi. Ma quando si parla di carriera le percentuali cambiano: negli ospedali e nelle facoltà universitarie di medicina il 90% delle posizioni di vertice è appannaggio degli uomini, cosi pure nelle rappresentanze, negli Ordini come nelle organizzazioni sindacali. A sottolinearlo, alla vigilia dell'8 marzo, Annalisa Bettin, che per la Cisl Medici si occupa di politiche di genere e di welfare, pari opportunità e coordinamento donne.

Per le donne medico, ricorda Bettin, "sono sempre meno previste sostituzioni per maternità , asili nido aziendali. E mancano adeguate tutele per la gravidanza per le dottoresse convenzionate e per le libere professioniste che vedono come un miraggio la possibilità di conciliare la professione con la propria vita personale, familiare, di relazione, sposarsi, fare dei figli, badare ai genitori anziani". Per la sindacalista "la prevalenza femminile nella professione medica e sanitaria, già da tempo avrebbe dovuto consigliare lo studio e la previsione di opportuni cambiamenti nell’organizzazione del lavoro, proprio per evitare la mancata equità nell’attività lavorativa e l‘impossibilità di conciliare la vita con il lavoro". Un fatto che rischia di spingerle ad "allontanarsi dalla professione".

A questo si aggiungono le difficoltà generali dell'intera categoria con "il blocco dei contratti all‘insegna dell’economicismo esasperato, ha determinato precariato, assunzioni con contratti atipici, senza tutele e senza alcuna prospettiva di carriera", ricorda Bettin. E, ancora, "i continui atti di violenza e le aggressioni cui purtroppo abbiamo assistito anche in questo ultimo anno e che colpiscono, in primis, proprio le donne medico e professioniste della sanità".

Infine "anche se l’Osservatorio sulle aggressioni, la istituenda legge contro la violenza sugli operatori sanitari, l’impegno della ministra della Salute contro ogni forma di aggressione nelle strutture sanitarie ci danno un soffio di speranza - sottolinea - non possiamo non ricordare che siamo in colpevole ritardo, che la disparità di genere e di vere pari opportunità nella professione medica e sanitaria non è solo una insopportabile discriminazione ma è anche uno degli elementi negativi che impedisce all’Italia di crescere. Serviranno risorse: suggeriamo sommessamente di reperirle dalla lotta agli sprechi", conclude.

 


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