Salute: malattia reumatica nemica coppia, per 21% malati influisce su sesso

Donne più colpite nella percezione di sé 

Milano, 5 giu. (Adnkronos Salute) - Un nemico insidioso anche sotto le lenzuola. Questo sono le malattie reumatiche come le spondiloartriti. I pazienti lamentano incursioni nella vita lavorativa, ma anche privata. E in circa un caso su 5 la patologia influisce sulla vita sessuale. E' la foto scattata da un'indagine promossa dall'Associazione nazionale malattie reumatiche (Anmar), e realizzata in collaborazione con Doxa-Pharma su un campione di 770 pazienti con spondiloartriti in 18 regioni italiane.

Il malessere dovuto alla malattia entra nella vita di tutti i giorni e condiziona circa un malato su 4 nelle proprie relazioni interpersonali. E anche l'amore ne fa le spese. La vita sessuale, secondo quanto emerge dalla ricerca presentata oggi a Milano, risulta compromessa sia per chi soffre di spondilite anchilosante, che per chi è affetto da artrite psoriasica. Circa il 21% parla di influenze su questo aspetto. La malattia crea distanza e inficia la qualità della comunicazione con il partner, spiegano gli autori della ricerca durante la presentazione del progetto (intitolato Atlantis da Anmar e realizzato con il contributo incondizionato di Abbvie). E fra coloro che vivono quotidianamente questa situazione di frustrazione, più di un terzo (37%) si tiene tutto dentro e non ne ha mai parlato con nessuno.

La malattia, continuano a raccontare i pazienti, cambia la vita radicalmente: 6 su 10 non si sentono più gli stessi. E la donna risulta più colpita nella sua autopercezione rispetto all'uomo. "La donna - spiega Gabriella Voltan, presidente di Anmar - soffre più delle difficoltà nella vita quotidiana e nell'accudimento della famiglia. L'uomo sente di più il peso dei problemi incontrati sul fronte sessuale". (segue)

(Adnkronos Salute) - In generale più del 50% dei pazienti ha provato sentimenti di disagio o rabbia a causa della malattia. Il 58% ritiene che possa avere riflessi negativi sulla possibilità di praticare sport, il 53% sulla gestione della quotidianità, il 48% sulla capacità di svolgere l'attività lavorativa, il 26% appunto sul rapporto con il partner, il 19% sulla capacità di socializzare. Ed effettivamente, guardando alle abitudini dei pazienti intervistati, nell'ultimo trimestre il 73% dichiara di non aver praticato sport mentre il 50% racconta che la malattia non è stata vissuta positivamente dalla famiglia.

Per Voltan uno degli obiettivi deve essere quello di "migliorare in modo fattivo la vita di queste persone, favorendo diagnosi sempre più tempestive, trattamenti efficaci ed appropriati e, non da ultimo un sostegno psicologico".

 


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