Salute: corpo tabù per una teenager su 2, a Milano 'Progetto autostima'(2)

Grimoldi, giovani italiane educate alla 'compiacenza' sono tra le più a rischio 

(Adnkronos salute) - L'autostima è un obbiettivo sempre più difficile da raggiungere a causa dei modelli imposti dalla società, suggeriscono gli esperti. E questo problema sembrerebbe fortemente radicato proprio in Italia, dove "secondo alcuni studi le ragazze sono educate alla compiacenza ovvero al dire 'sì', più di quanto non avvenga in altri Paesi - spiega Grimoldi - Questo porta la popolazione italiana femminile ad essere più soggetta a problemi di autostima". La mancanza di fiducia in se stessi, se non colmata per tempo, è una carenza che può portare ad avere problemi più grossi, come ad esempio i disturbi dell'alimentazione nelle giovani donne: "In Italia fino a una ragazza su 10 tra i 14 e 18 anni ne soffre a livello subclinico, e l'1-2% a livello clinico", riferisce il presidente degli psicologi lombardi.

Uomini e donne tendono ad esprimere in maniera diversa la paura, manifestando lo stesso disagio con comportamenti diametralmente opposti: mentre il ragazzo esprime un disagio esteriorizzandolo, ovvero diventando aggressivo, "la femmina tende a tenere dentro di sé ciò che le fa paura, diventando ostaggio di se stessa - spiega Grimoldi - Nove persone su 10 che commettono reati nella fascia tra i 14 e i 18 anni sono di sesso maschile, mentre 9 giovani su 10 che soffrono di disturbi dell'alimentazione sono di sesso femminile".

L'adolescente vive in un luogo diverso da quello dell'adulto, "che non è più il mondo della famiglia, ma non è neanche ancora quello della società. E' un mondo fatto di amici e compagni di classe, dove le ragazze si guardano attraverso lo sguardo degli altri". Anche il tempo è scandito in maniera differente, è più veloce, "si rincorre quello degli altri e si fa di tutto per raggiungerli". Un mondo in cui al genitore, spesso, non è concesso entrare. Il Progetto autostima mira proprio a inserirsi in questa realtà, e lo fa lasciando spazio ai ragazzi: "Per certi versi - conclude Grimolgi - basta il fatto che chi è in classe sia una persona che non ha un compito di insegnamento e di valutazione, e non sia neanche un genitore, ma un adulto che è lì solo per ascoltarli, magari garantendo anche una certa riservatezza nei confronti di ciò che verrà detto".

 


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