Chirurgia: 'papà' italiano orecchio bionico fa scuola in Usa, con bollino Fda

Colletti riferimento colleghi di tutto il mondo ora punta a tecnica minivasiva 

Roma, 5 giu. (Adnkronos Salute) - La chirurgia italiana non teme il confronto internazionale. Fa scuola negli Usa, ora anche con il 'bollino' della Food and Drug Administration (Fda, l'agenzia regolatoria statunitense), il chirurgo padre dell'orecchio bionico che in pochi anni ha fatto di Verona il punto di riferimento per i colleghi di tutto il mondo e dato speranza a bambini con forme di sordità prima inguaribili. Vittorio Colletti, direttore dell'Unità operativa di otorinolaringoiatria del Policlinico della città veneta è stato primo chirurgo al mondo, 13 anni fa, a ridare l'udito a un bambino di quattro anni nato senza nervo acustico, utilizzando una tecnica applicata fino ad allora solo sugli adulti, dopo aver messo a punto una procedura sofisticata per adattarla ai più piccoli.

Il suo intervento innovativo - insegnato negli anni a colleghi di tutto il mondo e ora in via di sperimentazione in alcuni centri americani, con l'approvazione della Fda - sarà ulteriormente perfezionato: l'obiettivo è renderlo mininvasivo miniaturizzando la strumentazione chirurgica, riducendo il trauma e la permanenza in ospedale . E' questa, infatti, la nuova sfida del cervello italiano che ha invertito la tendenza di 'fuga' dei medici verso gli States come meta di specializzazione: sono stati - e sono - i chirurghi americani (e non solo) a perfezionarsi sulla sua tecnica nel nostro Paese.

Dal 2008, ogni anno, circa 100 i medici - chirurghi otorini e neurochirurghi - seguono nell'ospedale veronese le sue lezioni e imparano a praticare il suo intervento. Considerando anche i professionisti tornati più di una volta a Verona, oltre duecento medici di centri stranieri d'eccellenza si sono formati nella struttura veneta. E sono molti i bambini che arrivano da ogni parte del globo per farsi operare. La tecnica di Colletti (impianto tronco encefalico) è infatti l'unica che consente di recuperare l'udito ai piccoli che non hanno la chiocciola (orecchio interno, elaboratore primo dei suoni) o il nervo acustico, per malformazioni o traumi. Una condizione che non può essere risolta con il classico impianto cocleare. Il problema congenito riguarda il 5 per mille dei bambini, ma dati statunitensi indicano che si tratta del 15% delle sordità gravi. "Nel caso in cui manchi il nervo acustico - spiega Colletti all'Adnkronos Salute - si crea la condizione simile a quella dei telefoni di vecchia generazione a cui manca il filo che lo connetta alla centrale. Insomma il telefono c'è ma non è collegato. In questi casi l'impianto cocleare non serve".(segue)

(Adnkronos Salute) - La tecnica di Colletti prevede l'inserimento di elettrodi nel cervello che bypassano la lesione. Ma l'operazione è complessa, non ammette sbagli. Si tratta di intervenire su un'area particolarmente delicata, sede di centri vitali: respiro, frequenza cardiaca, deglutizione. "Va identificata bene la sede su cui lavorare e non ci si può spostare nemmeno di pochi millimetri. La fase diagnostica è fondamentale. Una volta inseriti gli eltettrodi vanno fatte una serie di verifiche elettrofisiologiche per capire se la posizione sia corretta per stimolare le vie uditive e per non interferire su altre funzioni", dice Colletti.

Il chirurgo ha operato fino ad oggi, con questa tecnica, 77 bambini a Verona o all'estero. Il più piccolo dei suoi pazienti è un bimbo cinese di 9 mesi. "Questo intervento - aggiunge il chirurgo - dovrebbe essere fatto in età precoce, prima dei 3 anni, perché dà migliori risultati. Nelle fasi successive di sviluppo, infatti, la mancanza di udito crea fenomeni degenerativi che ostacolano il successo dell'intervento. Diversa la situazione dei bambini che hanno una lesione legata ad un trauma e che prima sentivano. In questi casi si può operare anche in età successive".

Oggi Colletti è un punto di riferimento in tutto il mondo. "Ho operato in quasi tutti i Paesi del globo", spiega come risulta evidente dalle bandierine che il chirurgo mette sulla sua personale carta geografica: sono poche le nazioni che non hanno il contrassegno."All'inizio però - ricorda - non è stato facile far accettare alla comunità scientifica questa tecnica. Ci sono state molte resistenze. I risultati però erano evidenti e, per una decina d'anni ho girato tutto il mondo per operare bambini che non avevano alternativa, chiamato dai colleghi. Fino a quando mi sono deciso a fare dei corsi a Verona". Ma la soddisfazione maggiore è il riconoscimento ufficiale della Fda che ha dato il via libera alla sperimentazione per questa tecnica a cui i piccoli americani potevano sottoporsi solo venendo in Italia. Tra i centri coinvolti c'è anche l'House Istitute di Los Angeles, istituto che ha messo a punto la tecnica troncoencefalica negli adulti, da cui Colletti ha mutuato il suo intervento. L'approvazione finale della Fda per l'House Istitute è arrivata a gennaio. E proprio in questo mese di giugno, superati tutti i problemi burocratici che anche negli Usa non mancano, Colletti partirà per gli States, per l'avvio definitivo del progetto.

 


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