Tumori: nuove terapie li combattono risvegliando sistema immunitario

Immunoterapia fra novitą congresso oncologi Usa 

Chicago, 3 giu. (Adnkronos Salute) - Togliere il freno al sistema immunitario, per guidarlo contro il cancro, combattendo il nemico dall'interno. L'immunoterapia, dopo anni di fallimenti, fa di nuovo sperare, con risultati promettenti contro diversi tipi di tumore. Numerosi studi sono stati presentati al 50esimo congresso dell'Asco (Societa' Americana di Oncologia Clinica), che si chiude oggi a Chicago. E i risultati sono fra i piu' attesi in quest'edizione del piu' importante evento del settore.

Le ricerche evidenziano un'elevata attivita' di farmaci sperimentali contro il melanoma in fase avanzata e mostrano che un immunoterapico gia' approvato per questa malattia (ipilimumab), somministrato per la prima volta dopo l'intervento chirurgico come fosse una chemioterapia adiuvante, riduce in maniera significativa il rischio che il tumore si ripresenti. Un altro piccolo trial clinico 'promuove' trattamenti di immunoterapia personalizzata per il tumore delle cervice in fase avanzata, contro cui e' stata ottenuta una remissione completa e duratura in un piccolo gruppo di donne. E ancora, oltre al cancro del polmone, quello alla vescica e' il nuovo obiettivo di questo approccio terapeutico, con un farmaco sperimentale che negli Usa ha gia' ottenuto un via libera accelerato. (segue)

(Adnkronos Salute) - "Il campo dell'immunoterapia e' esploso nell'ultimo decennio - sottolinea Steven O'Day, professore associate di medicina all'universita' della California meridionale - e sempre piu' pazienti ne stanno beneficiando, non piu' solo contro il melanoma, 'bersaglio' tradizionale, ma anche per altri tipi di tumori, al momento senza terapie soddisfacenti". L'immunoterapia, spiega Necchi, dell'Istituto tumori di Milano, "persegue una strategia opposta a quella delle terapie 'classiche': non si colpiscono le cellule tumorali, ma studia il microambiente in cui sviluppano e l'influenza delle altre cellule che lo circondano". La svolta e' che "da qualche anno - prosegue - sono stati identificati i bersagli molecolari che permettono di modulare in modo pił sensibile la risposta del sistema immunitario, colpendo la cellula chiave, i cosiddetti 'ceck point', e specifici bersagli al loro interno".

Per la prima volta si dimostra che l'immunoterapico ipilimumab dopo l'intervento chirurgico nei pazienti con melanoma ad alto rischio recidive, riduce del 25% le probabilita' che la malattia si ripresenti. "Un dato molto significativo ", sottolinea Michele Maio, direttore del Dipartimento di immunoterapia oncologica dell'ospedale Le Scotte di Siena, che ha coordinato questo studio internazionale. "Ora bisogna capire - prosegue - in quanti di questi pazienti la malattia non si ripresentera'. Il melanoma puo' comunque rappresentare un modello da cui esportare nuovi approcci terapeutici per altri tumori, come mostrano i primi dati sul polmone". Si impone sulla scena una nuova famiglia di farmaci "con la capacita' di attivare il sistema immunitario rieducandolo a tenere sotto controllo il cancro, anche per lunghi periodi". (segue)

(Adnkronos Salute) - Le 'promesse' dell'immunoterapia non finiscono qua. All'Asco e' stato presentato uno studio piccolo, ma significativo su un farmaco sperimentale progettato per rendere le cellule tumorali piu' vulnerabili all'attacco del sistema immunitario, interferendo con una proteina chiamata PD-L1. Quest'ultima agisce come una specie di freno, impedendo al sistema immunitario di riconoscere e distruggere il tumore. La molecola anti-Pdl1 dovrebbe stimolare la risposta dell'organismo rimuovendo questo freno.

Il farmaco e' stato testato su 30 pazienti, con cancro della vescica metastatico, che non risponde pił alla chemio. "Abbiamo ottenuto - afferma Necchi - oltre il 40% di risposte in termini di riduzione della massa tumorale, con dati ancora preliminari ma positivi sul mantenimento di questa risposta nel tempo. Si tratta di uno studio su piccoli numeri, ma abbiamo una molecola che potenzialmente puo' cambiare la storia di una malattia come il tumore alla vescica, orfano di terapie da almeno 30 anni". Sulla base di questi risultati, la Fda, l'agenzia del farmaco Usa, ha dato al farmaco prodotto da Roche un via libera accelerato per l'utilizzo nella pratica clinica in pazienti con tumore della vescica metastatico, anche se ancora in fase iniziale di sperimentazione.

 


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