Tumori: luce 'vede' cellule malate, aiuto contro cancro vescica

Urologi, metodica Pdd scopre modificazioni invisibili a occhio umano 

Roma, 13 mag. (Adnkronos Salute) - Ogni anno in Italia vengono diagnosticati 27mila casi di tumore alla vescica, con una previsione per il 2020 di oltre 30 mila. Oggi gli specialisti hanno a disposizione un'arma in più, 'Photo Dynamic Diagnosis' o Pdd, una luce 'hi tech' che aiuta a discernere meglio tra benignita' e malignita' di una lesione superficiale e a scoprire i focolai di forme preneoplastiche invisibili ad occhio nudo. La Pdd sfrutta l’interazione tra una luce blu a specifica lunghezza d’onda e una sostanza cromofora che viene accumulata, tramite inoculazione, nel 'bersaglio', il tessuto malato.

"Una volta stimolata con luce blu, la sostanza emette una fluorescenza, simile a quella di un lucciola, nello spettro del rosso che consente di distinguere nell'organo vescicale le cellule sane da quelle tumorali - afferma Giuseppe Martorana, presidente della Societa' italiana di urologia (Siu), in una conferenza stampa oggi a Roma sulla metodica - Insomma la Pdd consente di vedere meglio cio' che l'occhio umano non riesce a vedere indicando le microalterazioni neoplastiche - aggiunge - anche infinitamente piccole che sfuggirebbero a occhio nudo".

"Oggi c'e' la rimborsabilita', da parte delle Asl - sottolinea Vincenzo Mirone, ordinario di urologia dell'Universita' Federico II di Napoli - per questa metodica che, ricordo, evita la cistectomia, i 12-14 giorni di ricovero e quindi ha un impatto notevole sul Ssn. Non bisogna pero' sottovalutare mai la presenza di sangue nelle urine - avverte Mirone - e' un segnale d'allarme e ci si deve rivolgere subito allo specialista, soprattutto i soggetti a rischio che hanno avuto precedenti problemi, i lavoratori a contatto con colorazioni o idrocarburi e i grandi fumatori. E' in questi soggetti - precisa - che la Pdd puo' aiutare a prevenire le forme tumorali superficiali della vescica". (segue)

(Adnkronos Salute) - "Il tumore della vescica - spiega Martorana - rappresenta il 20% di tutta la patologia globalmente trattata (oncologica e non oncologica) ed il 50% della patologia uro-oncologica. Non tutti i tumori della vescica, fortunatamente, sono a cattiva prognosi: l'80% hanno un andamento benigno, le neoplasie cosiddette 'superficiali', e di questi solo una piccola parte è destinata a una evoluzione maligna. Il restante 20% - avverte - sono forme maligne sin dall’inizio, cosiddette 'infiltranti', che impongono un trattamento chirurgico radicale".

Nonostante questi numeri elevati e il forte impatto della malattia, per il tumore della vescica "non esiste e non è possibile - prosegue Martorana - la prevenzione poiché al momento non vi sono marcatori biologici che possono consentire l’istituzione di uno screening di massa".

"Appena scoperto un tumore – sottolinea Mirone – anche grazie a queste nuove metodiche diagnostiche, un banale intervento endoscopico, vale a dire non aprendo l’addome ma agendo attraverso l’uretra, può risolvere la gran parte di questa malattia in maniera definitiva, non invasiva, ma senza perdere in efficacia. Ovvero - conclude - preservando la vescica senza tuttavia permettere la progressione di malattia".

 


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