Farmaci: Cipomo, 2 mln pazienti a rischio cure per costi oncologici elevati

Fasola, cresciuti del 10% ora serve cambio modelli organizzativi 

Roma, 15 mag. (Adnkronos Salute) - Diminuisce la mortalità da tumori, ma cresce l’esigenza di cura. "Aumentano soprattutto i costi, di quasi il 10%, portando la spesa farmaceutica ospedaliera a sforare sempre più spesso negli ultimi anni il tetto del 2,4% sul contributo statale complessivo alla spesa sanitaria. Circa un terzo dei farmaci di fascia H è rappresentato infatti da farmaci oncologici. Così sono oltre 2 mln e mezzo i pazienti in Italia in questo momento e vi è un rischio di insostenibilità dei costi delle nuove cure". Ad affermarlo in una nota è il Collegio italiano primari oncologi medici ospedalieri (Cipomo), in occasione dell’apertura del XVIII congresso nazionale in corso a Lazise (Verona).

Occorre secondo il Cipomo "individuare gli accertamenti diagnostici e i trattamenti di non documentata efficacia e renderli non più rimborsabili. Vigilare sui conflitti d’interesse fra enti regolatori, professionisti e industria farmaceutica. Spingere l’Aifa, che pure ha agito perfettamente secondo i suoi compiti, ad un’azione più coraggiosa nei confronti di casi come quello Lucentis-Avastin per imporre prezzi sostenibili".

"I nuovi farmaci - avverte Gianpiero Fasola, presidente del Collegio - hanno un costo che oscilla tra 50 e 100 mila euro per anno di trattamento e i primari oncologi italiani temono che le restrizioni finanziarie nelle Regioni e nelle aziende non consentano di garantire a tutti le cure necessarie. Cipomo - conclude - sta lavorando da tempo per proporre modelli organizzativi sempre più orientati all’appropriatezza, al rispetto del paziente, alla sostenibilità e a un dialogo produttivo con le Istituzioni per continuare a preservare il servizio sanitario universalistico che ci contraddistingue".

 


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