Medicina: studio italiano, più vicina la retina artificiale

 

Roma, 18 mar. (Adnkronos Salute) - Più vicina la retina artificiale. Se a gennaio 2011 i ricercatori dell'Istituto Italiano di Tecnologia mostravano un dispositivo fotovoltaico in grado di indurre la comunicazione tra neuroni in risposta alla luce, oggi gli stessi scienziati dimostrano la sua efficacia nel restituire la sensibilità alla luce a retine prive di fotorecettori, confermando la possibilità di avere, nel prossimo futuro, un sostituto artificiale organico della retina anche per l'uomo. Lo studio, pubblicato su 'Nature Photonics', è stato condotto dal Dipartimento di Neuroscience and Brain Technologies (Nbt) a Genova e del Center for Nano Science and Technology (Cnst) presso il Politecnico di Milano, in collaborazione con l'Università dell'Aquila, l'Università di Genova e l'Unità operativa di Oculistica dell'Ospedale S. Cuore - Don Calabria di Negrar (Verona), ed è finanziato dalla Fondazione Telethon.

La retina è composta dai fotorecettori neuronali, cioè neuroni chiamati coni e bastoncelli capaci di captare i segnali luminosi e di trasformarli in segnali elettrici alle cellule gangliari della retina e quindi al cervello attraverso il nervo ottico. Nel loro studio, i ricercatori hanno utilizzato la retina di mammiferi in cui fosse presente una degenerazione dei fotorecettori, in modo da avere un modello sperimentale di alcune patologie degenerative della retina, quali la retinite pigmentosa o la degenerazione maculare. L'obiettivo è stato di sostituire i fotorecettori con un materiale sensibile alla luce, in grado di restituire la fotosensibilità della retina, adagiando la retina su uno strato di semiconduttore organico fotovoltaico. (segue)

(Adnkronos Salute) - "Rispetto alla miscela a due componenti usata due anni fa, il materiale è leggermente diverso", spiega il Guglielmo Lanzani, coordinatore del Cnst dell'Istituto Italiano di Tecnologia. "Abbiamo, infatti, utilizzato un singolo materiale polimerico semiconduttore, più semplice e meno tossico per il tessuto biologico".

Si tratta di un semiconduttore organico fotovoltaico, detto rr-P3HT, che a differenza dei materiali metallici, o a base di silicio, utilizzati finora per tali interfacce biotecnologiche, è soffice, leggero, flessibile e altamente biocompatibile, oltre che essere naturalmente sensibile alla luce visibile. L'effetto fotovoltaico che ne è alla base lo rende, poi, una protesi che non necessita di una sorgente elettrica esterna per funzionare.

"Il risultato che abbiamo raggiunto è fondamentale per procedere verso la realizzazione di una protesi retinica organica per l'uomo", commentano i ricercatori. Il dispositivo presenta, infine, il vantaggio di ottenere un effetto della stimolazione luminosa estremamente localizzato, riproducendo la risoluzione spaziale della retina. Il passo successivo sarà, quindi, l'applicazione di questo dispositivo a modelli animali di retinite pigmentosa per verificare, dopo l’impianto, la sua efficacia nel recuperare la funzione visiva, la sua biocompatibilità e durata a lungo termine.

 


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