Sanità: Stopper (Fresenius), c'è spazio per raddoppio dialisi peritoneale

Oggi in Italia trattati 4 mila pazienti su un totale di 45 mila dializzati 

Milano, 24 ott. (Adnkronos Salute) - "C'è spazio per un raddoppio dei pazienti in dialisi peritoneale, sia in Italia che nel mondo, e questo contribuirebbe ad ottimizzare la dispensazione di terapie ai malati". Parola di Andrea Stopper, vice chairman di Fresenius Medical Care Emeala (Europa, Medio Oriente, Africa, Latino America) Management Gmbh, Evp Western Europe & NephroCare Coordination.

Oggi nel Belpaese sono circa 45-46 mila i pazienti sottoposti a dialisi. Intorno a 4 mila quelli che hanno scelto la peritoneale, una metodica in cui il processo di depurazione del sangue (dalle sostenze tossiche che restano in circolo per via di un malfunzionamento dei reni) avviene sfruttando il peritoneo come una membrana che lavora da filtro attivo. Il trattamento si fa a domicilio, è molto personalizzabile, ed è a gestione diretta del paziente o del suo care giver. Gli strumenti del 'mestiere'? Un catetere, una macchina delle dimensioni di un pc portatile, e ovviamente le soluzioni per la terapia. "Oggi nel mondo l'11% della popolazione totale di dializzati è in dialisi peritoneale", riferisce Stopper durante un incontro organizzato a Milano per i 100 anni di Fresenius.

Il ricorso a questa forma varia nei Paesi europei dal 25% al 10% con un picco in Francia in cui copre il 50% dei pazienti. In Italia il Piemonte ha varato un sistema di incentivi ai familiari e ai caregiver per applicarla. E altre Regioni si stanno muovendo. La Sicilia ha una delibera in cantiere per un sistema simile a quello piemontese, la Puglia ha fornito come indicazione (non obbligatoria) ai centri quella di raggiungere il target del 10% di pazienti in peritoneale. In generale questa metodica viene scelta oggi da circa l'8% della popolazione italiana dei dializzati. La percentuale ideale, secondo alcuni studi fra cui uno del britannico Nice (National Institute for Health end Care Excellenca), "potrebbe essere attorno al 20%", spiega Paolo Cogliati, direttore medico di Fresenius Medical Care Italia. (segue)

(Adnkronos Salute) - In Italia la situazione varia da Regione a Regione. E sull'applicazione della dialisi peritoneale influisce il risvolto economico ma anche quello organizzativo. "Da un lato - spiegano gli esperti - il costo totale della gestione di questi malati in peritoneale è minore rispetto al trattamento ospedaliero e la tecnica si usa anche per azzerare le distanze in alcuni casi in cui il paziente è lontano dal centro dialisi. Uno studio Censis condotto nel 2007 stimava un risparmio di circa il 25% rispetto al costo della dialisi ospedaliera, senza contare le spese di trasporto del paziente in ospedale". Ma c'è anche l'aspetto organizzativo da considerare, sottolinea Stopper. Per come è strutturato oggi il Ssn, "in alcuni contesti è più facile la gestione in ospedale che sul territorio. E non è solo un fenomeno italiano".

A preferire questa forma di dialisi sono i pazienti più giovani, che vogliono mantenere il controllo nella gestione della malattia e della loro vita, anche lavorativa. Persone attive, che viaggiano e si fanno spedire in vacanza tutto il necessario per la dialisi, che cercano terapie tagliate su misura anche rispetto agli impegni quotidiani. "La peritoneale, se non ci sono controindicazioni cliniche, può essere scelta da tutte le tipologie di pazienti - spiega Maurizio Brambilla, marketing manager home therapies Fresenius Medical Care Italia - Risulta particolarmente vantaggiosa per i pazienti pediatrici, i diabetici e per chi è in attesa di trapianto". E questi ultimi non sono pochi, visto che l'anno scorso i pazienti in lista d'attesa per un rene erano 6.731 (2.022 i nuovi ingressi del 2012). Con un tempo di attesa previsto, prima di approdare al trapianto, di 2,2 anni.

Oggi le tecnologie sono avanzate, si sono fatte strada terapie come l'emodiafiltrazione on-line ad alti volumi, che si basa sul principio di 'filtrare' durante il trattamento la maggior quantità possibile di sangue per rimuovere la più alta quantità di tossine presenti. Uno studio catalano (Eshol) ha dimostrato che esiste una riduzione della mortalità complessiva del 30% nei pazienti sottoposti alla nuova terapia HighVolume Hdf.

 


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