Salute: rischio calcoli renali con abuso bibite gassate e zuccherate

Basta 1 lattina o 1 bicchiere per avere incremento del 23-33% 

Roma, 9 lug. (Adnkronos Salute) - Bere bibite gassate e zuccherate aumenta il rischio di sviluppare calcoli renali. A stabilirlo è uno studio dei ricercatori dell' Università Cattolica di Roma insieme ai colleghi della Harvard University di Boston. "Chi consuma un bicchiere o una lattina al giorno di bevande carbonate (gassate) - riporta la ricerca - ha un rischio di calcoli del 23-33% maggiore rispetto a chi consuma meno di una lattina alla settimana. Tè, caffè e succo d’arancia, invece, hanno un effetto protettivo". Lo studio è stato pubblicato su 'Clinical Journal of the American Society of Nephrology' ed è stato condotto da Pietro Manuel Ferraro, nefrologo dell’Unità Operativa di Nefrologia dell’Università Cattolica e coordinato dal Professor Gary Curhan dell’Università di Harvard.

La ricerca è frutto di un maxi-studio durato otto anni che ha coinvolto 194 mila persone. "Il nostro studio – afferma Giovanni Gambaro responsabile della nefrologia del Policlinico Gemelli di Roma - suggerisce inoltre che caffè e tè non siano controindicati per la salute dei reni, ma che, al contrario, possano essere potenzialmente benefici nei pazienti con calcoli renali. Finora - aggiunge - si tendeva a dire che tè e caffè devono essere assunti con moderazione dai pazienti con calcolosi in quanto sono fonte di sostanze dannose per i reni come l’ossalato. Il nostro studio tende a sfatare questa idea".

La calcolosi renale è una patologia frequente e in aumento nella popolazione generale. Uno dei capisaldi del trattamento e della prevenzione di questa condizione è il conseguimento di una adeguata idratazione. "Il nostro studio conferma che non tutti i fluidi sono però ugualmente benefici. E quindi - avverte Ferraro - raccomandiamo a tutti un'assunzione limitata (non superiore a una lattina alla settimana) di bevande gassate zuccherate, in particolare a coloro che sono affetti da calcolosi o a rischio di sviluppare tale condizione". (segue)

(Adnkronos Salute) - Lo studio è stato condotto con lo scopo di verificare l’associazione tra il consumo di determinate bevande e lo sviluppo di calcoli renali in un campione della popolazione generale. "Abbiamo analizzato i consumi di 20 tipologie di bevande – spiega Ferraro - di tipo carbonate con e senza cola/con e senza zucchero, succhi di frutta, birra, vino, superalcolici, caffè con e senza caffeina, tè, latte e acqua. L’analisi ha dimostrato - suggerisce lo specialista - che il consumo di quantità elevate di bevande carbonate zuccherate era associato a un aumento del rischio di calcoli, mentre un elevato consumo di caffè (con e senza caffeina), tè, birra, vino e succo d’arancia a una riduzione del rischio".

L’assunzione eccessiva di bevande carbonate e zuccherate è un fattore di rischio noto per lo sviluppo di condizioni come l’obesità o il diabete, che a loro volta aumentano il rischio di sviluppare calcoli. L’ipotesi avanzata dai ricercatori, però, è che le bevande gassate e zuccherate "abbiano anche un effetto diretto sui reni", in quanto nello studio "l’analisi statistica teneva in considerazione anche gli effetti indiretti causati da obesità e diabete - evidenzia la ricerca - e ciononostante si osservava una associazione significativa tra consumo di bibite e calcoli". (segue)

(Adnkronos Salute) - "Un possibile meccanismo d’azione - precisa lo studio - potrebbe consistere nell’aumento dell’escrezione urinaria di calcio, ossalato e acido urico (tutti fattori che aumentano il rischio di formazione di calcoli) a causa del fruttosio presente nelle bevande".

"La nostra analisi - osserva Ferraro - ha dimostrato che in un campione della popolazione generale il consumo eccessivo di bevande carbonate e zuccherate era effettivamente associato a un aumento del rischio di calcoli, anche dopo aver preso in considerazione altri possibili fattori di rischio. Ad oggi, il nostro è il più ampio studio prospettico ad aver riportato questo dato. Pertanto - conclude - riteniamo che i nostri risultati possano essere estrapolati con una certa sicurezza alla popolazione generale".

 


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