Salute: insufficienza renale per 4,5 mln italiani, ma solo 1 su 10 lo sa

L’esperto, fondamentale prevenzione ma esami ad hoc spesso non si fanno 

Milano, 16 feb. (Adnkronos Salute) - Circa 4 milioni e mezzo di italiani sono affetti da una qualche forma di insufficienza renale, ma solo uno su 10 ne è a conoscenza. E intanto i loro reni continuano a danneggiarsi fino a quando esplodono i sintomi della malattia ed è ormai troppo tardi per tamponare la situazione. E' l'allarme lanciato a Milano da Giovambattista Capasso, presidente della Società italiana nefrologia (Sin) e professore ordinario di Nefrologia alla Seconda università di Napoli, in occasione della presentazione della Giornata mondiale del rene in programma per il 14 marzo.

I reni, avvertono gli specialisti, sono cenerentole. Quando non funzionano non mandano segnali di avvertimento, e per questo motivo raramente vengono controllati. "Eppure basterebbero degli esami molto semplici, ma gli italiani neanche li conoscono. Sanno cos'è la glicemia ma non hanno mai sentito parlare di proteinuria, né dell'esame delle urine istantaneo che si effettua tramite uno stick o del dosaggio di creatinina che emerge da un esame del sangue di routine – spiega Alessandro Balducci, presidente della Fir (Fondazione italiana del rene) e primario dell'azienda ospedaliera San Giovanni Addolorata di Roma – A volte passano 10 anni prima di approdare alla diagnosi di malattia renale. La si scopre quando si manifesta in tutta la sua violenza. E questo può succedere perché gli esami per controllare i reni non si prescrivono, si trascurano. Bisogna sensibilizzare sia i medici di famiglia che la popolazione sull'importanza della diagnosi precoce e della prevenzione".

In Italia "l'8% della popolazione generale ha un qualche danno renale cronico – ribadisce Luca Gentile, vice presidente Fir - La patologia renale cronica è un fattore indipendente di rischio cardiovascolare. Si stima che una persona con il 40% della funzione renale ha un rischio di incidenti cardiovascolari 10 volte maggiore rispetto a un soggetto con i reni a posto". E' per questo che gli esperti chiedono che l'insufficienza renale cronica venga considerata alla pari del diabete e dell'ipertensione come un fattore di rischio per il cuore. (segue)

(Adnkronos Salute) – "I dati italiani ci parlano di 50 mila persone in dialisi, e di 10 mila persone che ogni anno si aggiungono all’esercito di dializzati", continua Capasso. In 10 anni la crescita è stata del 22%. "Circa 2 mila sono invece i trapianti di rene che si riesce a eseguire, ma ogni anno le liste d'attesa continuano a crescere, anche per effetto dell'invecchiamento della popolazione. Noi riusciamo a reperire tra i 20 e i 30 reni per milione di abitante, ma il numero non è mai sufficiente". Gli sforzi dei camici bianchi del settore hanno portato a una crescita del 13% per il trapianto di rene da vivente. Oggi sono portatori di reni trapiantati 17 mila italiani, mentre nel 2000 erano 9.500, con una crescita del 78,9%.

Intanto il rischio di malattia renale per la popolazione cresce e coinvolge il 19% dei cittadini, spiegano gli esperti che ricordano l'importanza della prevenzione e degli stili di vita sani. Con un occhio di riguardo per lo sport. Uno studio pubblicato sul Clinical Journal of the American Society of Nephrology dimostra che un'attività fisica continua e costante riduce significativamente la mortalità di pazienti sottoposti a dialisi. Lo sport è dunque come una terapia. "Con un'ora di camminata a passo sostenuto a giorni alterni, per un totale di 3 ore settimanalisi ha una riduzione del rischio di mortalità del 30%", assicura Capasso.

 


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