Sanità: Fadoi, contro dolore +16% oppiacei forti e progressi al Sud

Indagine internisti, misurare sofferenza un'abitudine sempre più diffusa 

Milano, 3 mag. (Adnkronos Salute) - Un aumento del 16% nell'impiego di oppiacei forti contro il dolore, e un miglioramento della gestione del problema rispetto al passato, soprattutto al Sud Italia. Sono i risultati raggiunti dalla Fadoi (Federazione associazioni dirigenti ospedalieri internisti) grazie allo studio 'Domino' (Dolore in medicina interna no), presentato oggi a Milano e protagonista al XVII Congresso nazionale degli specialisti di medicina interna, in programma dal 5 all'8 maggio a Rimini. L'indagine, sostenuta da Mundipharma e condotta da gennaio 2011 al marzo scorso su 5.200 cartelle cliniche nei reparti di medicina interna di 26 ospedali italiani, "non solo ha contribuito a scattare una fotografia del pianeta dolore - sottolinea la Fadoi - ma ha anche portato a un deciso cambiamento nel comportamento assistenziale nei reparti di medicina interna che ospitano pazienti complessi, anziani e non".

Tutto merito della formazione, assicura la Società scientifica di medicina interna: "A pochi mesi di distanza dalle 'lezioni sul dolore', condotte dalla squadra di medici-teacher che hanno sensibilizzato colleghi e infermieri indicando la rotta da seguire per contrastarlo, gli scenari sono mutati e decisamente in meglio". A cominciare da una maggiore diffusione dell'abitudine a misurare la sofferenza dei ricoverati, valutando il parametro dolore come si fa di routine con indicatori vitali quali la temperatura corporea, la frequenza del battito cardiaco e la pressione arteriosa.

"Grazie all'azione di sensibilizzazione che abbiamo condotto nei reparti - spiega Antonino Mazzone, presidente di Fondazione Fadoi - è cresciuta in maniera evidente l'attitudine a misurare, e più volte nel corso del ricovero, l'intensità del dolore: dal 47,8% siamo passati al 77,4%. Inoltre, una più dettagliata analisi dei risultati ha permesso di documentare come i miglioramenti più evidenti si siano manifestati nei centri localizzati nel Sud Italia, che presentavano una situazione iniziale di maggior sofferenza per quanto riguarda la gestione del problema. I risultati ottenuti confermerebbero che siamo in presenza di un reale e consolidato cambiamento nel comportamento assistenziale. Un'evoluzione che si riflette anche in una seppur lenta, ma progressiva tendenza a un più diffuso utilizzo degli analgesici maggiori, in particolare dei farmaci oppioidi forti. Nel nostro studio, e in un periodo di pochi mesi, la percentuale di incremento di utilizzo di questi farmaci è risultata del 16%". Quasi un quinto in più. (segue)

(Adnkronos Salute) - "Da diversi anni siamo vicini a società scientifiche, istituzioni e associazioni pazienti - dichiara Marco Filippini, direttore generale di Mundipharma Italia - nel comune obiettivo di promuovere campagne di sensibilizzazione sul dolore dirette ai cittadini e interventi formativi volti a supportare l'operato dei clinici. Il nostro auspicio è che, grazie a iniziative come lo studio Domino e all'impegno corale di tutti gli addetti ai lavori, la Legge 38" del 2010 sull'accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore "possa essere applicata sempre più concretamente nella pratica clinica quotidiana, per la costruzione di un futuro senza dolore".

Se miglioramenti ci sono stati, c'è comunque ancora molto da fare, assicurano gli addetti ai lavori. "Con i risultati dello studio Domino - osserva Giuseppe Civardi, coordinatore della ricerca - abbiamo compreso che molto probabilmente vi sono ancora importanti margini di miglioramento assistenziale nella gestione del dolore, ma anche che la formazione e la sensibilizzazione, quando condotte con tecniche adeguate che permettano anche di valutarne gli esiti, possono essere uno strumento molto efficace. Per la rilevanza del problema, e con la consapevolezza che è possibile fare qualcosa di concreto, l'impegno di Fadoi per ottimizzare la gestione del dolore nei nostri reparti continuerà dunque a essere molto forte".

Infatti, come sottolinea Marta Gentili, presidente dell'Associazione pazienti vivere senza dolore, "ancora troppi malati non hanno un corretto monitoraggio del dolore e un adeguato trattamento terapeutico. Un altro importante aspetto emerso da questa analisi, e che meriterebbe di essere maggiormente sviluppato, riguarda l'interdisciplinarità delle figure che dovrebbero ruotare intorno al paziente: maggior coinvolgimento dei terapisti del dolore nei reparti e maggior formazione per gli infermieri che, da quanto l'indagine evidenzia, sono le figure professionali deputate alla misurazione e al monitoraggio del dolore".

 


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