Sport: calcio e scienza, in Dna atleti il talent scout e l'allenatore del futuro

Selezionare sportivi doc e personalizzare allenamenti per performance al top 

Roma, 29 gen. (Adnkronos Salute) - Attraverso geni e marcatori molecolari si possono selezionare atleti, personalizzare allenamenti e regimi alimentari, massimizzare le performance. E' su questi presupposti che, in occasione dei convegni 'La nuova frontiera della scienza applicata al calcio' e '3/a edizione del premio Roberto Stracca', che si sono tenuti quest'oggi a Frosinone (in partnership con il Corriere della Sera) è stata siglata una convenzione triennale tra Lega italiana calcio professionistico e Centro di ricerca in biochimica e nutrizione dello sport (Cribens). Nell'accordo diversi ricercatori dell’Università Cattolica studieranno i giovani atleti da un punto di vista genomico e molecolare, per massimizzare il loro talento e individuare il ruolo di gioco per cui sono più tagliati.

La convenzione è stata sottoscritta dal presidente della Lega Pro, Mario Macalli, e dal direttore del Cribens, Bruno Giardina, alla presenza del presidente della Figc, Giancarlo Abete, e del presidente della Fmsi, Maurizio Casasco. "Effettueremo alcune analisi molecolari che andranno a valutare una serie di marcatori di performance dell'atleta – spiega Ettore Capoluongo, responsabile dell’Uos di Diagnostica molecolare clinica e personalizzata - La letteratura scientifica ha ormai reso disponibili dati importanti di associazione tra varianti di sequenza presenti in alcuni geni e la capacità di adattarsi meglio ad alcune tipologie di attività sportiva, di preparazione, e di recupero post-training". (segue)

(Adnkronos Salute) - Ad esempio, sottolinea Capoluongo, "una macchina con un motore di 65 cavalli non potrà mai correre a 230 km/h: è inutile quindi forzare sull’acceleratore avendo come unico effetto la rottura del motore. Lo stesso vale per un muscolo". Al tal proposito uno dei risvolti degli studi, continua Capoluongo, è "poter evitare agli atleti quegli stress che spesso possono causare effetti collaterali importanti che portano a dover affrontare periodi di fermo".

Inoltre, attraverso processi di personalizzazione della dieta e dell'allenamento "si può migliorare - come spiega Bruno Giardina, responsabile scientifico della convenzione e docente dell’Istituto di Biochimica e Biochimica Clinica dell’Università Cattolica di Roma - la prestazione ed insieme prolungare il periodo di attività agonistica di alto livello". Infatti "il fabbisogno nutrizionale dell’atleta deve essere stabilito in funzione delle sue caratteristiche genetiche, antropometriche e di composizione corporea - spiega Maria Cristina Mele, nutrizionista del Cribens - e continuamente rimodulato in base ai carichi di lavoro, agli orari degli allenamenti e delle competizioni".

 


Torna alle notizie di medicina / medicinadellosport