Trapianti, ecco 'Metroticket', l'algoritmo italiano che prevede l'efficacia
Trapianti, ecco 'Metroticket', l'algoritmo italiano che prevede l'efficacia

Messo a punto da Int e Statale Milano per gli impianti di fegato post-cancro 

Si chiama 'Metroticket' - ed è al 100% made in Italy - il primo algoritmo che promette di prevedere il risultato di un trapianto di fegato reso necessario da un cancro, con una precisione superiore al 70%. Lo strumento è protagonista di uno studio pubblicato su 'Gastroenterology', ed è stato sviluppato dal Centro trapianti dell'Istituto nazionale tumori e dell'università Statale di Milano, con la collaborazione dei Centri trapianto dell'ospedale Niguarda del capoluogo lombardo e del Policlinico Sant'Orsola-Malpighi di Bologna. I ricercatori ne hanno analizzato l'attività di 10 anni, per un totale di oltre mille pazienti italiani che hanno ricevuto un fegato nuovo dopo un tumore.

"L'algoritmo - spiega Vincenzo Mazzaferro dell'Int - è da intendersi metaforicamente come un biglietto della metro che ha un costo progressivamente più alto a seconda della durata del percorso", percorso che "nel caso di un trapianto è rappresentato dai livelli di rischio. "L'algoritmo infatti è in grado di prevedere il risultato del trapianto a 5 anni, in ogni singolo paziente affetto da tumore, in base alle sue caratteristiche e considerando anche l'effetto delle terapie utilizzate in attesa dell'intervento. In pratica - precisa il docente di Chirurgia - il medico che segue un paziente con tumore epatico potrà calcolare istantaneamente, utilizzando una combinazione di parametri clinici e biologici, il risultato previsto del trapianto e ottenere un dato certamente affidabile e di grande aiuto nella valutazione dell'opportunità di intervento, condivisibile ovviamente anche con il paziente. Contemporaneamente, la conoscenza anticipata del possibile risultato del trapianto su ogni singolo paziente potrà aiutare al meglio la gestione degli organi in un'ottica di miglioramento del governo clinico di tutto il processo".

Secondo i suoi inventori, "il nuovo algoritmo è in grado di cambiare profondamente la pratica clinica internazionale perché è di immediata applicabilità". La sua capacità di "prevedere il risultato del trapianto in qualsiasi condizione di malattia" è stata infatti confermata anche su un campione di 350 pazienti trapiantati a Shanghai, presso la Fudan University. "Non è un caso se il lavoro scientifico è stato svolto in Oriente", osservano gli esperti milanesi, ricordando che "in Cina muoiono per tumore oltre 8 mila persone al giorno e il tumore epatico rappresenta circa la quarta causa di morte per cancro nel mondo".

"Questa ricerca ha prodotto un programma che supera in precisione ogni altro 'criterio' sino ad oggi impiegato nel mondo per i trapianti in caso di tumore", assicura Mazzaferro, primo autore dello studio che "ha almeno 3 caratteristiche di unicità. Innanzitutto, è il primo in cui un modello previsionale elaborato in Occidente funziona anche in Oriente, riunendo così in un'unica alleanza terapeutica pazienti e medici molto diversi tra loro, ma con un unico problema da risolvere chiamato cancro". Secondo, "è il primo studio in grado di prevedere il risultato del trapianto sulla base di parametri clinici molto comuni, accessibili e di basso costo, con un algoritmo capace di seguire anche le variazioni nel tempo del paziente e delle cure. Infine, è il primo studio in cui nel mondo dei trapianti ci si concentra sul cancro come principale fattore di sopravvivenza dei pazienti: la maggiore capacità di prevedere l'evoluzione di una malattia oncologica aiuta grandemente a decidere la terapia migliore, trapianto compreso".

L'Italia è ai primi posti in Europa per numero di trapianti, ricordano i 'papà' dell'algoritmo: solo per il fegato, nel nostro Paese si effettuano una media di oltre 1.000 interventi. Specie il trapianto di fegato per tumore ha numeri in crescita impressionante a livello mondiale; basti pensare che, al momento, oltre il 40% dei pazienti in lista di attesa sono portatori di un tumore. E "grazie all'efficacia dei nuovi farmaci contro l'epatite C, e alla conseguente riduzione dei pazienti con cirrosi causata da questo virus come ragione del trapianto - ragionano gli specialisti - i pazienti portatori di tumore sono ulteriormente destinati a crescere di numero nelle liste di attesa di tutti i Paesi".

"Questo algoritmo - commentano Luciano De Carlis, direttore del Centro trapianti dell'ospedale Niguarda di Milano, e Alessandro Cucchetti dell'università di Bologna - offre a tutti noi e a chi coordina a livello regionale e nazionale la donazione d'organi e trapianti una grande opportunità di aiuto nella costruzione di un rapporto franco tra medico, paziente e familiari, tutti uniti nella valutazione delle reali opportunità offerte dalle terapie oggi disponibili contro il tumore del fegato".

 


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