Scompenso cardiaco, 3 marcatori predicono futuro malati
Scompenso cardiaco, 3 marcatori predicono futuro malati

Studio coordinato dai ricercatori dell'Istituto di Scienze della vita della Scuola Sant'Anna di Pisa 

Tre marcatori predicono il futuro dei pazienti con scompenso cardiaco, via finale di molte patologie cardiovascolari e una delle principali cause di ricovero e decesso nel mondo occidentale. E' quanto ha accertato uno studio dei ricercatori dell'Istituto di Scienze della vita della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa e della Fondazione Toscana Gabriele Monasterio di Pisa (Michele Emdin, Alberto Aimo, Claudio Passino, Giuseppe Vergaro, Andrea Ripoli), con gli esperti dei più importanti centri di ricerca europei e americani (sedi a Milano, Barcellona, Minneapolis, Oslo, Tromsø, Maastricht, Groningen e Boston).

Il lavoro è pubblicato sul 'Journal of the American College of Cardiology' e dimostra che il dosaggio ematico di 3 biomarcatori - il recettore solubile sST2, importante indicatore di attivazione delle vie che provocano attraverso la fibrosi del cuore il suo indebolimento; l'ormone cardiaco NT-proBNP, indice di scompenso emodinamico, e la proteina cardiaca troponina T dosata con metodiche ad alta sensibilità, indice di morte cellulare, questa già oggetto di studio e pubblicazione in passato da parte dello stesso gruppo - sono in grado di fornire ai clinici, quando impiegati insieme, un potente strumento di predizione del destino dei pazienti con scompenso per valutare la probabilità di ospedalizzazione per scompenso (il cui rischio aumenta fino a 10 volte quando la concentrazione di tutti e 3 i biomarcatori è aumentata), per morte cardiovascolare e per morte da tutte le cause (rischio aumentato fino a 7 volte).

Questa è la principale conclusione di un progetto collaborativo internazionale ideato e coordinato dai ricercatori dell'Istituto di Scienze della vita della Scuola Sant'Anna, che ha coinvolto 4 studi europei e americani e che ha analizzato i dati di 4.268 pazienti attraverso metodiche statistiche avanzate (meta-analisi da dati individuali), stabilendo per la prima volta i valori di soglia di rischio da utilizzare per orientare la decisione clinica (27 ng/ml, 1,360 ng/L, 18 ng/L).

Il dosaggio dei 3 marcatori 'spia' permette quindi di adattare la strategia terapeutica sulla base del rischio individuale di ogni singolo paziente, consentendo di individuare gruppi a rischio elevato, intermedio, basso e di modulare di conseguenza la terapia connessa e la frequenza del follow-up.

Il dosaggio di sST2 è un nuovo strumento che si aggiunge all'ormone BNP/NT-proBNP e alla troponina. Questo dosaggio, comunemente impiegato per la diagnosi di infarto miocardico acuto, potrebbe pertanto essere utilmente impiegato anche nello scompenso cardiaco.

"Tale osservazione è assolutamente originale - sottolineano Emdin e Passino, docenti di cardiologia all'Istituto di Scienze della vita della Scuola Sant'Anna - e ha avuto ampia risonanza nel mondo cardiologico internazionale. I risultati pubblicati confermano il valore della combinazione fra i 3 biomarcatori per la valutazione integrata del paziente cardiopatico e la messa a punto di nuovi strumenti di diagnosi e cura di una delle patologie più frequenti e pericolose, con importanti ricadute cliniche".

 


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