Psichiatri, 'esclusi da Conferenza salute mentale, non partecipiamo'
Psichiatri, 'esclusi da Conferenza salute mentale, non partecipiamo'

Di Giannantonio (Sip), 'coordinamento Dipartimenti e mondo ricerca non coinvolti, metodo autoreferenziale' 

Psichiatri italiani in protesta mentre a Roma va in scena la prima giornata della Conferenza nazionale sulla salute mentale, promossa dal ministero della Salute a vent'anni dall'ultimo summit. "Non partecipiamo alla Seconda Conferenza nazionale", dichiarano dalla Sip, la Società italiana di psichiatria, che si dissocia dal "metodo autoreferenziale" adottato nell'organizzazione della 2 giorni, con "l'esclusione del Coordinamento dei Dsm, che rappresenta il 75% dei Dipartimenti di Salute mentale italiani, nessun coinvolgimento nella scelta dei temi del programma, nessuna inclusione del ministero dell'Università e della Ricerca, oggi più che mai essenziale perché l'attività scientifica e formativa ha dimostrato, durante la pandemia, il suo ruolo fondamentale".

"Una mancata adesione che pesa, perché riguarda gli operatori impegnati in prima linea ogni giorno in stretto rapporto con i pazienti sul territorio", premette la Sip che tuttavia rivendica la decisione. "Sono costretto a rinunciare, tanto nella mia veste di presidente della Società italiana di psichiatria quanto di componente del Tavolo tecnico sulla Salute mentale del ministero - afferma Massimo di Giannantonio - Non condivido il metodo autoreferenziale di scelta degli argomenti oggetto dei lavori, che sono stati 'trapiantati' dal Tavolo tecnico nel programma della Conferenza, senza confronto né discussione".

Ancora, "non condivido la scelta di impedire la partecipazione del Coordinamento nazionale dei direttori dei Dsm - incalza il numero uno della Sip - né la decisione di non coinvolgere il mondo della ricerca e il Mur, principale garante e promotore dei percorsi formativi dei professionisti della salute mentale. Sorprende anche che una tematica prioritaria, come il consumo delle sostanze psicoattive, inerente alla sofferenza mentale contemporanea, sia totalmente assente dal programma dei lavori", osserva Di Giannantonio.

Gli psichiatri descrivono una situazione che, "a causa della pandemia di Covid-19, è peggiorata: sono 850mila le persone che vengono seguite quotidianamente dai Dipartimenti di Salute mentale, ma, secondo l'Istat, più di 3 milioni hanno bisogno di una presa in carico".

"Ancora troppe le criticità - rimarca di Giannantonio - Le persone con disturbi mentali continuano a non ricevere risposte adeguate e il risultato è sotto gli occhi di tutti. Gli allarmi lanciati più volte dall'Organizzazione mondiale della sanità sul ruolo fondamentale della salute mentale, come parte essenziale della ripresa anche del nostro Paese, non possono restare lettera morta. Serve un cambio di rotta - invoca il presidente Sip - un piano di azione concreto con risorse adeguate, basato sulle evidenze scientifiche e non su ideologie antiche e superate, con la reale partecipazione di chi affronta ogni giorno sul campo i problemi di salute mentale del Paese".

"Senza queste premesse teoriche e organizzative - avverte lo psichiatra - la Conferenza rischia di essere una grande occasione mancata".

 


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