Il papà dei neuroni specchio, da bambino sognavo di fare il medico
Il papà dei neuroni specchio, da bambino sognavo di fare il medico

Volevo indossare camice bianco e stare coi malati, empatia scintilla che ha accesso le mie scoperte 

Il suo sogno da bambino era fare il medico. Ma poi le strade del destino lo hanno portato dentro un laboratorio e il suo nome è passato alla storia come quello del 'papà dei neuroni specchio'. Giacomo Rizzolatti, classe 1937, torna col pensiero alla sua infanzia. Quando, circondato da camici bianchi - "mia mamma, mio papà, mio zio erano tutti medici" - nel suo futuro vedeva il giuramento di Ippocrate, fin dalla tenera età. "Io volevo fare il medico - racconta all'AdnKronos Salute lo scienziato, coordinatore dell'Istituto di neuroscienze del Cnr di Parma - Sono nato in un ambiente di camici bianchi e pensavo che mi sarebbe piaciuto diventarlo anch'io". Poi al liceo si accende una passione nuova: "Mi è piaciuta molto la filosofia e mi sono detto 'faccio il neurologo'". Quel camice bianco tanto desiderato alla fine lo ha indossato.

"Ho fatto il neurologo - spiega - e poi progressivamente sono diventato neuroscienziato. Ma io pensavo di curare, mi trovavo bene con i pazienti. Nasco con una molla assistenziale, con il piacere di stare con i malati". E alla fin fine, osserva, è l'empatia che lo ha guidato sempre nel suo cammino, anche quando si è trovato in un ambiente diverso dalla corsia, lontano dal letto del malato, ma sempre a contatto con esseri viventi. Occhi negli occhi con le scimmie protagoniste dei suoi esperimenti, la guida è stata quella: "Un rapporto quasi umano". Ripercorrendo la sua carriera, Rizzolatti spiega: "Quando uno sceglie l'università si dice 'devo scoprire qualcosa, sennò vado in ospedale o faccio il medico a casa mia'". E' iniziata così la sua ricerca.

Una curiosità lo ha spinto verso il suo destino. "Quando sono andato dal professor Giuseppe Moruzzi (noto neurofisiologo che allora operava a Pisa, ndr) - dice Rizzolatti - in quel periodo ero molto interessato al sonno e ai suoi meccanismi. Ed è dal sonno che poi mi sono spostato verso altro", avvicinandosi un passo dopo l'altro all'incontro fatidico.

La scoperta dei neuroni specchio "non è partita come una rivelazione", è stato un incontro 'casuale', se così si può dire. E quello che Rizzolatti ricorda sempre è la paura. "C'è stata paura. Noi abbiamo studiato il sistema motorio e abbiamo trovato dei neuroni strani". Una scoperta che li ha spiazzati. "Non c'è stata una rivelazione, ma paura - ripete più volte - Abbiamo fatto tanti controlli per esser sicuri che quello che avevamo visto era vero. All'inizio ero molto dubbioso. Per fortuna i miei collaboratori più giovani dicevano 'dai, è vero'". E il resto è storia.

Rizzolatti ammette, però, che la scintilla è scoccata a seguito di un'intuizione. Lo sperimentatore che interagisce col primate, i neuroni "che 'sparano' e poi parte la scarica motoria", gli studi intensi per capire da dove si origina il tutto, quale angolo del cervello dà il via, quali aree codificano ogni punto di questa cascata complessa che si traduce in un semplice movimento. Tutta la strada percorsa è cominciata da un'intuizione: "Quella di studiare la scimmia in maniera etologica. Se si passa a un rapporto quasi umano, si può capire quanto è complicato il sistema motorio. E si torna sempre lì, all'empatia, l'unica luce che mi ha guidato in questi anni". Fin da quando, bambino, si sognava in camice bianco al letto del malato.

 


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