Chirurgia pancreas, alta mortalità in 300 centri, evitabili 130 decessi annui
Chirurgia pancreas, alta mortalità in 300 centri, evitabili 130 decessi annui

Studio San Raffaele Milano, 'si va dal 3% nei poli eccellenti fino al 25% di altri ospedali, cambino regole accreditamento' 

Per un intervento al pancreas in Italia, la scelta del centro potrebbe avere un peso drammatico sull'esito dell'operazione. In molti ospedali della penisola emerge infatti una mortalità troppo alta per questa chirurgia. A rilevare l'ampio divario fra i poli d'eccellenza e altre strutture con minore esperienza è nuovo studio pubblicato sul 'British Journal of Surgery', condotto da Gianpaolo Balzano, chirurgo del Pancreas Center dell'Irccs ospedale San Raffaele di Milano, che ha analizzato la mortalità operatoria dei singoli ospedali italiani per gli interventi di resezione pancreatica eseguiti nel triennio 2014-2016. "I risultati - spiega l'autore del lavoro - evidenziano che in 300 ospedali la mortalità per resezione pancreatica è superiore al 10%, 3 volte più alta rispetto ai centri con maggiore esperienza".

Questo significa, evidenzia Balzano, "che ogni anno 130 decessi potrebbero essere evitati se tutti i pazienti fossero curati in centri ad alta specializzazione". Secondo i numeri del triennio preso in considerazione, forniti dal ministero della Salute in forma anonima, dei 395 ospedali italiani censiti 300 (il 77% delle strutture) ha realizzato in media solo 3 operazioni al pancreas all'anno. Un numero "troppo basso", considerando che la chirurgia pancreatica è la più complessa della chirurgia addominale.

Il risultato, si segnala nello studio, è che la mortalità media sul territorio nazionale è il 6,2%, ma il dato varia da un 3% nei centri più eccellenti e a maggior volume fino a oltre il 25% in altri ospedali, "con risultati disastrosi per i pazienti che si rivolgono a questi ultimi". Lo studio suggerisce la necessità di una nuova policy di accreditamento a livello nazionale e propone come soluzione di centralizzare la chirurgia pancreatica su scala nazionale. "Se l'ospedale non ha l'esperienza sufficiente - osserva Balzano - il paziente potrebbe non ricevere un trattamento adeguato".

Per l'autore della ricerca, però, non basta permettere solo agli ospedali ad alto volume nella chirurgia pancreatica di operare al pancreas. Secondo lo studio, infatti, non tutti i centri che eseguono un numero di interventi sufficiente a consolidare un'esperienza adeguata in chirurgia del pancreas riescono a offrire una bassa mortalità. In alcuni ospedali questo rischio può essere comunque superiore al 20 o 25%, soprattutto se manca una specifica formazione in chirurgia pancreatica, oppure se l'ospedale non dispone dei servizi essenziali per gestire le frequenti complicanze post-operatorie.

Ecco perché, secondo i dati analizzati dai ricercatori, il miglior modello di centralizzazione consisterebbe nel permettere di operare al pancreas soltanto a quei centri che effettuano più di 10 resezioni all'anno e la cui mortalità operatoria è inferiore al 5%. Adottando questa logica, da 395 gli ospedali accreditati diventerebbero 45. E attraverso questa scelta la mortalità media nazionale si dimezzerebbe, passando da 6,2% a 2,7%, calcolano gli autori del lavoro. "Occorre centralizzare la chirurgia pancreatica, restringendo il numero di centri abilitati per questo tipo di intervento e stabilendo rigide regole di accreditamento", continua Balzano. "In chirurgia pancreatica, le scelte di politica sanitaria possono salvare più vite di ogni innovazione tecnica", sottolinea.

"E' questa la ragione - prosegue Balzano - per cui dovrebbero essere istituite le 'Pancreas Unit', con precise linee di indirizzo organizzative e assistenziali, analogamente a quanto fatto dalla Conferenza Stato-Regioni con l'istituzione delle 'Breast Unit' nel 2014". La centralizzazione della chirurgia pancreatica, aggiunge Massimo Falconi, primario dell'Unità di chirurgia del pancreas e direttore del Pancreas Center dell'ospedale San Raffaele, "è un imperativo morale: significa garantire a tutti i pazienti l'accesso a cure adeguate".

E accanto alla centralizzazione, continua, "non dobbiamo dimenticare che rimangono fondamentali l'approccio multidisciplinare, l'umanizzazione delle cure e l'attenzione alla qualità della vita. Questo lavoro rafforza ulteriormente la validità del percorso intrapreso dalla Regione Lombardia, dove il Consiglio regionale ha approvato una risoluzione per la costituzione di Pancreas Unit, proprio sul modello delle Breast Unit, che si caratterizzano sotto il profilo dell'eccellenza, della multidisciplinarietà misurata con criteri e indicatori precisi".

 


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