Ricerca: Cattolica Roma, terapia personalizzata per alcuni tumori sangue

Geni predicono prognosi del linfoma diffuso a grandi cellule B 

Roma, 7 giu. (Adnkronos Salute) - Geni per predire la prognosi del linfoma diffuso a grandi cellule B, tumore che colpisce soprattutto adulti e anziani. A scoprirli sono stati gli ematologi dell'università Cattolica Policlinico Gemelli di Roma. Differenze nel gene per il fattore trascrizionale NF-kappa B sono infatti risultate associate alla diversa produzione di una citochina, l'interleuchina-6 (IL-6), le cui concentrazioni ematiche si associano a una diversa prognosi del paziente dopo il trattamento d'elezione, ossia la combinazione fra chemioterapia e immunoterapia con l'anticorpo rituximab. Lo studio, pubblicato su 'Leukemia & Lymphoma', è stato presentato oggi in occasione della Giornata della ricerca 2013 promossa dalla Facoltà di medicina e chirurgia dell'università Cattolica, quest'anno dedicata a 'Le basi farmacologiche, genetiche e cliniche della terapia personalizzata', che si svolge all'Auditorium dell'ateneo del Sacro Cuore.

Il linfoma diffuso a grandi cellule B costituisce il 35% di tutti i linfomi non Hodgkin, è un linfoma ad alto grado di malignità, ma può rispondere molto bene alle attuali terapie, specie nei giovani. Colpisce circa 3 mila persone ogni anno in Italia, che è uno dei Paesi europei con maggiore incidenza di linfomi, specie nel sesso maschile. Il gruppo di Giuseppe Leone, direttore dell'Unità operativa complessa di ematologia del Gemelli, ha dimostrato che variazioni nel gene per il fattore trascrizionale NF-kappa B si associa a livelli diversi di IL-6 nel plasma. I livelli di IL-6 indicano la prognosi del singolo paziente, e se sarà o meno sensibile alla chemioterapia.

Gli studiosi hanno studiato i livelli plasmatici di alcune molecole tra cui l'IL-6 in 167 pazienti e 99 soggetti controllo. Hanno quindi osservato che i livelli di interleuchine nel sangue sono associati a differenze genetiche individuali (polimorfismi) nel gene che codifica il fattore trascrizionale NF-kappa B. Studiando la prognosi di 137 pazienti in relazione con le concentrazioni ematiche di IL-6, è emerso che alte concentrazioni sono predittive di prognosi non favorevole dopo il trattamento standard, che consiste in una polichemioterapia associata alla immunoterapia con il rituximab. (segue)

(Adnkronos Salute) - Sempre sul fronte dei polimorfismi genetici, gli ematologi della Cattolica studiano numerosi geni che possono permettere di personalizzare la terapia di molti tumori, tra cui le leucemie secondarie alla cura di un precedente tumore. I geni scovati dal gruppo di Leone possono predire se un paziente trarrà beneficio da un dato farmaco o se invece risentirà in maniera eccessiva dei suoi effetti collaterali, permettendo così di personalizzare le terapie.

"Abbiamo in particolare preso in esame la suscettibilità individuale ad andare incontro a leucemie secondarie - spiega l'ematologo - che si riscontrano nell'1-2% dei pazienti con neoplasia primitiva trattati con chemio-radioterapia. Abbiamo messo in evidenza una particolare suscettibilità ad andare incontro a leucemia mieloide acuta delle pazienti con pregresso tumore alla mammella, e questo potrebbe essere in relazione a una sensibilità individuale ai farmaci legata alla presenza di particolari varianti genetiche che codificano per enzimi deputati alla detossificazione o - conclude - deputati alla riparazione del Dna".

 


Torna alle notizie di medicina / ematologia