Sesso: andrologi, ritocchi 'a riposo' i più richiesti ma spesso inutili

Franco (Sia), misure standard? 9 cm e 12,5 in erezione 

Milano, 30 apr. (Adnkronos Salute) - Tra gli uomini italiani è boom di richieste di ritocchi 'intimi', per ingrandire le misure dell'organo sessuale. Una domanda spinta più che altro dalla cosiddetta 'sindrome dello spogliatoio', legata al timore del confronto con gli amici più che a una reale difficoltà con la partner. Ecco perché "la maggior parte dei pazienti richiede un allungamento o ingrandimento del pene in posizione di 'riposo' e non in erezione", spiega Giorgio Franco, presidente della Società italiana di andrologia (Sia), che torna su un argomento finito sotto i riflettori nelle scorse settimane per un Master internazionale di penoplastica che ha richiamato a Milano chirurghi da vari Paesi extraeuropei.

Secondo gli andrologi, però, "buona parte dei pazienti si rivolge al chirurgo perché affetta da 'dismorfofobia', un problema psicologico per cui non si è contenti dell'aspetto o delle dimensioni di alcune parti del corpo". Non, quindi, per una reale necessità. Ma quali sono, se esistono, le misure 'giuste'? "Parlando di razza caucasica, nello specifico di uomo bianco italiano - precisa Franco - ci sono diversi studi che parlano di una dimensione media del pene a riposo intorno ai 9 centimetri. Mentre per il pene in erezione la media si aggira intorno ai 12-13 centimetri. Ovviamente ci sono le deviazioni standard, uno strumento che usiamo molto per rassicurare i pazienti mostrando loro come, nell'ambito del grafico della popolazione italiana, rientrino perfettamente nella norma. In linea di massima i casi che richiederebbero un intervento di ingrandimento del pene" per una 'taglia' davvero insufficiente "sono molto, molto pochi". Motivo per cui "buona parte degli andrologi, salvo ovviamente i casi che necessitano, sconsigliano questo tipo di intervento". (segue)

(Adnkronos Salute) - Il ritocco dell'organo sessuale maschile a riposo e il ritocco in erezione "sono completamente diversi - avverte il presidente della Sia - Nel caso di un ingrandimento delle dimensioni del pene a riposo l'intervento è relativamente più facile e meno invasivo", mentre "nel caso di un aumento delle dimensioni in erezione l'intervento è più complesso e demolitivo perché si va ad agire sul tessuto cavernoso, con un rischio di disfunzione erettile. Per questo motivo la richiesta è spesso associata anche al posizionamento di una protesi che possa garantire l'erezione". Ma attenzione, perché "l'utilizzo di sostanze iniettabili può portare a rigetti e infezioni anche gravi, che possono causare persino delle necrosi. Insomma, i rischi non sono pochi e un buon esito non è poi così garantito". Ci sono poi casi in cui la difficoltà nel rapporto intimo nasce da un'obesità del paziente, al quale si consiglia di dimagrire.

Premesso che "la maggior parte dei casi secondo me non dovrebbe essere operata, e che per lo più le richieste dei pazienti sono ingiustificate", ribadisce Franco, "ritengo - aggiunge - che in Italia, come in altri Paesi, ci sia un fortissimo retaggio culturale, talvolta sfruttato dal mercato", riguardo alle dimensioni sessuali maschili e al 'giudizio' femminile. "In realtà gli studi dimostrano che l'80% delle donne ritiene che la lunghezza del pene non abbia importanza, e il 70% che non ce l'abbia il calibro". C'è poi il capitolo dei cambiamenti di sesso: "L'Italia è arrivata a questo tipo di interventi un po' dopo rispetto ad altre nazioni - osserva l'esperto - ma nel nostro Paese ci sono ormai 6-7 città con centri specializzati che li fanno di routine con ottimi risultati. L'intervento da donna a uomo ha un risultato estetico più difficile", mentre quello da uomo a donna dà "risultati molto buoni e in alcuni casi c'è persino difficoltà a riconoscere che una persona è stata operata".

 


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