Ricerca, crolla di oltre il 21% fiducia cittadini nelle farmaceutiche
Ricerca, crolla di oltre il 21% fiducia cittadini nelle farmaceutiche

Studio di Reputation rating 

In Italia crolla del 21,45% la fiducia dei cittadini nei confronti delle aziende farmaceutiche. Il dato emerge, a poco più di un anno dalla diagnosi del primo paziente italiano con Covid-19, da una ricerca di Reputation rating, società di analisi della reputazione attraverso l'omonimo algoritmo, che fa il punto sulla reputazione del settore, confrontandola con i parametri pre-pandemia.

La ricerca arriva in un momento non facile per le aziende farmaceutiche mondiali, alle prese con la campagna globale di vaccinazione contro Covid-19, problemi di produzione e ritardi nella distribuzione delle dosi.

Il mese preso in considerazione, infatti, è febbraio di quest'anno e "sono emersi alcuni elementi che maggiormente hanno influenzato il risultato finale: la poca chiarezza nella comunicazione della reale efficacia del vaccino AstraZeneca; una generale diffidenza verso le prime proiezioni di dosi effettivamente somministrate in Italia; la non coerenza nella gestione dei piani vaccinali a livello Regionale, che sembrano ognuno seguire un modus operandi e delle priorità differenti". In un modo che "definiremmo 'effetto alone', queste diatribe amministrative economiche e burocratiche sembra abbiano accentuato la percezione di orientamento al profitto da parte delle aziende farmaceutiche", spiega Reputation rating. La percezione che ne è derivata, in pratica, è stata quella di una sorta di "corsa al dollaro".

"La cosa paradossale, analizzando le varie dimensioni della reputazione - commenta Davide Ippolito, cofondatore di Reputation rating - è che non è messa in discussione l'efficacia dei vaccini, e dunque il driver 'Prodotti e servizi'. E' emerso, di fatto, che il 74,7% degli italiani pensa che siano efficaci e non ne discute la bontà. A essere maggiormente colpiti sono i driver come responsabilità sociale (Csr) e governance, quest'ultimo per la gestione, specie burocratica, nella distribuzione". In Italia "vi è un sentore di bassa responsabilità sociale e orientamento al profitto: a pensarlo è il 63,41% degli utenti in Rete, con menzioni attinenti a un giudizio sulle aziende farmaceutiche. In particolare - sottolinea - ci si chiede perché non si possa liberalizzare la produzione del vaccino, svincolando da qualsiasi logica commerciale".

Dunque, "è la reputazione presso i cittadini a essere quella più colpita (-31% rispetto a febbraio 2020), seguendo un calo naturale delle Istituzioni internazionali (-14,20%). Investitori, ministri e politici, fornitori sono invece stakeholder che, gioco forza, hanno aumentato sensibilmente la considerazione e reputazione nei confronti delle aziende farmaceutiche, con un +12,79%, trainato per gran parte dalla semplice crescita del numero delle menzioni da parte di questi stakeholder", conclude Ippolito.

 


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