Da tagli cesarei a ricoveri evitabili, 'foto' Piano Esiti Agenas
Da tagli cesarei a ricoveri evitabili, 'foto' Piano Esiti Agenas

Un terzo donne con tumore al seno ancora viene operata in strutture al di sotto degli standard 

"Parlare di com'era la sanità nel 2019 vuol dire comprendere dove eravamo alla luce di quel che è successo" nel 2020 con l'emergenza epocale di Covid-19, "ma anche comprendere quel che è successo alla luce di dove eravamo". Con queste parole l'epidemiologo Giovanni Baglio, coordinatore del Programma nazionale Esiti dell'Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali), ha presentato i dati che emergono dall'ultima fotografia del Servizio sanitario nazionale raccontato nell'edizione 2020 attraverso 177 indicatori (72 sugli esiti e i processi assistenziali, 75 sui volumi di attività e 30 sui tassi di ospedalizzazione) su diversi ambiti clinici: cardio e cerebrovascolare, digerente, muscolo-scheletrico, pediatrico, ostetrico e perinatale, respiratorio, oncologico, urogenitale e malattie infettive.

Una fotografia che mostra i passi in avanti mossi dal sistema sanitario italiano, ma anche le disomogeneità nell'accesso alle cure, il gap ancora presente seppur in misura ridotta fra Nord e Sud. Alcuni dati sono indicativi: a cominciare dai tagli cesarei, da sempre faro per monitorare l'appropriatezza delle prestazioni. I dati mostrano come negli anni si siano ridotte le strutture che eccedono nel ricorso a questa pratica, superando la soglia massima definita (15% per le maternità più piccole, 20% per quelle più grandi). La frequenza dei tagli cesarei è diminuita da dal 25,3% del 2012 al 21,5% del 2019. "Persiste però una spiccata variabilità tra strutture", fa notare Baglio. "E solo il 14,4% delle maternità con meno di mille parti" e il 63,4% dei punti nascita sopra mille sono in linea con le indicazioni previste nella norma di riferimento per gli standard del Ssn (il Dm 70/2015). In Campania si toccano punte di ricorso al cesareo del 60% in alcune strutture.

Continua il calo degli interventi di bypass aorto-coronarico - da 16.060 del 2012 si è scesi a 14.185 nel 2019 (-11,7%) - sull'onda del crescente ricorso a procedure meno invasive. C'è una tendenza alla concentrazione della casistica, "ma i valori mediani rimangono spesso al di sotto di quanto prescritto dal Dm70".

Colpisce il dato relativo alle cure per il tumore al seno. Solo 136 unità operative complesse, spiega Baglio, "avevano valori sopra la soglia più alta dei 150 interventi annui", definita come ottimale per garantire elevati standard in virtù dell'esperienza legata a una casistica consistente gestita. Un terzo degli interventi invece è in strutture al di sotto della soglia, quindi un terzo delle pazienti è a rischio di ricevere cure non adeguate.

Migliorano i dati sulla tempestività degli interventi per fratture del femore negli over 65 (entro 48 ore, prescrivono le linee guida internazionali). Nel 2012 solo il 40% delle strutture riusciva a far rientrare l'operazione nei tempi giusti, ora quasi il 67% e si riduce la variabilità tra strutture.

Infine l'andamento di alcune prestazioni definite 'traccianti', indicative per valutare i livelli di ospedalizzazione potenzialmente evitabile con una corretta gestione a livello territoriale. Per esempio la tonsillectomia, dove si è scesi da un'ospedalizzazione del 2,6% del 2012 all'1,8% del 2019, con una riduzione di 7mila interventi potenzialmente inappropriati nella popolazione pediatrica solo nell'ultimo anno (resistono in alcune aree valori molto superiori alla media e non spiegabili).

Ancora: è stato monitorato il tasso di ospedalizzazione per complicanze a breve e lungo termine di una malattia cronica come il diabete, e si osserva una lieve riduzione da 0,42% nel 2016 a 0,38% nel 2019. Altro esempio la Bpco dove, conclude Baglio, "notiamo un eccesso di ospedalizzazione in alcune aree del Paese probabilmente in correlazione con il dato ambientale, ma se a livello territoriale c'è una buona gestione del paziente dovrebbero limitarsi".

"Noi - conclude - sappiamo di dover investire molto nei prossimi anni" sulla sfida di un nuovo modello di sanità del territorio, "fra i nuovi setting assistenziali che si punta a presidiare" con il monitoraggio di standard. Un'altra sfida la pone poi Covid-19: "Dovremo cimentarci con la valutazione dell'impatto dell'emergenza sulla qualità dell'assistenza sanitaria", conclude l'esperto.

 


Torna alle notizie di sanita / nazionale