L'indagine, -6,3% potere d'acquisto per retribuzioni personale Ssn
L'indagine, -6,3% potere d'acquisto per retribuzioni personale Ssn

Effetto di tagli e spending review, aumenti nuovo contratto sono solo placebo 

Tra Finanziaria e nuovi contratti, una nuvola nera si addensa sul personale del Servizio sanitario nazionale: aumenti ridotti all’osso e perdita di potere di acquisto che dall’ultimo contratto, quello del 2009, ha tolto alle buste paga una media del 6,33% del loro potere di acquisto, con una forbice compresa tra poco più dell’1% e il 10% circa in base alle varie categorie professionali. In valori assoluti e in base agli stipendi di partenza che non considerano una serie di indennità. E' l'effetto di tagli e spending review decennali e gli aumenti previsti col nuovo contratto sono solo un placebo.

Secondo un'analisi del Centro studi Fnopi (Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche), che fa anche un focus sugli infermieri, gli aumenti proposti per il nuovo contratto (3,50%) raggiungerebbero infatti una media di circa 144,68 euro in busta paga per il personale Ssn, che in realtà sono tra i 180 e i 201 circa per i dirigenti e 83,67 per il comparto. Ma la perdita di potere di acquisto va in valore assoluto dai quasi 6.500 euro dei medici (il cui stipendio è più alto di quello degli altri professionisti) ai circa 2.500 euro del personale con funzioni riabilitative, lasciando fuori l’eccezione degli odontoiatri (-758,06) i cui valori - si spiega - sono viziati dal fatto di essere dipendenti, solo 163 nel 2009 e la metà nel 2017.

Alla perdita economica - evidenzia l'indagine - si associa la perdita dal 2009 in poi di circa 25 mila unità di personale, infermieri in testa con quasi 12 mila organici in meno. Nelle Regioni più svantaggiate, quelle con piano di rientro, si concentra la maggior parte delle perdite. Oggi la carenza di infermieri si assesta, secondo i dati Fnopi, su oltre 50.000 unità, che con l’effetto di 'Quota 100' potrebbero salire in tre anni anche fino a 76.000.

Negli ultimi tempi studi internazionali, avverte la Federazione degli Ordini degli infermieri, hanno dimostrato che troppi pazienti per ogni infermiere aumentano il rischio di mortalità: dovrebbero essere 6 in media generale e in Italia vanno dai circa 8 delle Regioni più virtuose agli oltre 17 di quelle con minori organici. E va anche peggio per le pediatrie. L’aumento del rischio di mortalità è calcolato tra il 25% e il 30%.

Dati alla mano, la presidente Fnopi, Barbara Mangiacavalli, si rivolge al Governo: "Mancano professionisti, mancano anche gli infermieri, a mancare, però, è soprattutto un serio ed equilibrato rapporto tra i professionisti che si realizzi attraverso lo sviluppo delle competenze. La sanità ha bisogno soprattutto di appropriatezza: garantire il giusto professionista che possa essere messo in grado di rispondere al giusto bisogno, nel giusto contesto, con il giusto utilizzo di risorse nella maggiore autonomia possibile. Serve una visione più ampia e coraggiosa. Gli infermieri sono qui ad illustrarvi cosa serve al Paese, non cosa serve alle professioni".

 


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