Fimmg, investire di più nelle cure primarie come indica l'Ocse
Fimmg, investire di più nelle cure primarie come indica l'Ocse

Indicazione dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico al G7 dei ministri della salute 

Più medici di medicina generale e meglio pagati ma anche team di cure primarie. Sono le indicazione dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) al G7 dei ministri della salute. Sfide che la Federazione italiana dei medici di medicina generale, spiega il segretario nazionale, Silvestro Scotti, ha promosso in questi anni presso le istituzioni "per il rilancio del Ssn attraverso la valorizzazione del ruolo della medicina generale".

A partire, continua Scotti, "dall'incremento delle risorse per il finanziamento dei team multiprofessionali in cui il medico di famiglia riorganizza le attività assistenziali con l'aiuto del proprio personale infermieristico e amministrativo, oggi possibile in una percentuale di casi ridicola, e in cui possa essere prevedibile anche l'integrazione con diverse figure di supporto per la riabilitazione e l'assistenza sociale. E' significativo - aggiunge - che l'Ocse non solo metta in rilievo l'importanza del 'pay for performance' come meccanismo di remunerazione più adeguato nei sistemi sanitari in grado di misurare i risultati dei percorsi di salute, ma ritenga fondamentale la capillarità dell'assistenza territoriale e lo sviluppo delle reti informatiche".

Tre aspetti che, insieme, "possono essere riassunti nell'introduzione, nella prossima Convenzione di aggregazioni funzionali, in un modello organizzativo che deve mantenersi equo, diffuso e di qualità anche a fronte della citata diminuzione del numero di medici. Le premesse a tutto questo sono già presenti negli atti legislativi e sul tavolo delle trattative, ma rischiano di restare lettera morta in assenza di nuovi investimenti che, come da nostre proposte, devono trovare fonti di finanziamento nella riduzione dell’Iva al 4% per l’acquisto di strumentazioni diagnostiche da parte della medicina di famiglia e nel creare, attraverso una formazione specifica per collaboratori di studio medico, decine di migliaia di posti di lavoro qualificati per gli aventi diritto al reddito di cittadinanza, con conseguente miglioramento della qualità dell'assistenza ai cittadini e vantaggi fiscali per i medici di famiglia nella loro qualità di datori di lavoro", conclude Scotti.

 


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